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Mobilificio Aiazzone indagato per truffa, l’Idv chiede un intervento della Regione

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“Aiazzone: un uomo, un marchio, una storia!”: è trionfale la biografia di Giorgio Aiazzone, il figlio di un artigiano biellese divenuto il re dei mobilifici (e delle televendite) negli anni del boom della televisione commerciale. Andare a Biella divenne allora “un viaggio di piacere”, un luogo meta di pellegrinaggi (“nel 1985 settantamila persone andavano in processione a Biella”, sottolineano con enfasi nel sito web dell’azienda), grazie “all’elevato rapporto qualità/prezzo e all’eccellente servizio” (la famosa consegna gratuita in tutta Italia). Insomma, per dirla come in tv, “vieni vieni da Aiazzone e chissà quanti mobili troverai”. Eppure, chissà cosa avrebbe detto ai suoi clienti Giorgio Aiazzone (morto prematuramente a 39 anni, nel 1986) se avesse saputo del triste epilogo della sua creatura biellese.

L’INCHIESTA. La Procura di Torino ha infatti aperto da circa un mese un’inchiesta sull’azienda, da quando sono state depositate a una stazione dei carabinieri di Torino quattro querele per truffa, da parte di clienti infuriati. Da mesi decine di persone attendono invano che i mobili ordinati arrivino nelle loro abitazioni, nonostante abbiano già versato somme di denaro a titolo di caparra o a saldo. Su Facebook si sono già creati molti gruppi (come “Truffati da Aiazzone”) al quale sono iscritte in totale più di mille persone. Scrive in bacheca una cliente, Cristina Caporali: “Ho chiamato il solito call center per sapere quando mi verrà restituito l’anticipo dopo che il primo dicembre sono riuscita ad annullare il contratto. Mi è stato risposto che già normalmente per il rimborso si necessita di 30-40 giorni e che visti i problemi che ha l’azienda ci sono dei ritardi nei rimborsi e nel contattare tutti i clienti. Mi è stato assicurato che il rimborso ci sarà, ma è impossibile stabilire quando”. Il problema è che dall’azienda non arriva nessuna risposta, nulla di nulla. Il totale silenzio. Per un’impresa che è nata grazie alla televisione, un triste paradosso, che si intreccia inoltre con la grave situazione dei propri dipendenti.

DA MESI SENZA STIPENDIO. Sono 850 i lavoratori dei 43 punti vendita Aiazzone sparsi in tutta Italia che non ricevono lo stipendio da novembre 2010. A Roma i dipendenti sono in assemblea permanente nel mobilificio di via Pontina, mentre a Pomezia i dipendenti sono saliti sul tetto per manifestare il loro disagio. In Piemonte è stata chiesta l’apertura di un tavolo di crisi in Regione insieme ai sindacati e ai responsabili di Panmedia, la società che da poco controlla il marchio Aiazzone dopo il breve regno della B&S di Gianmauro Borsano e Renato Semeraro. Una società, quest’ultima, iscritta nel registro degli indagati per truffa.

LA STORIA RECENTE. Nel 2008 Semeraro e Borsano (ex presidente del Torino Calcio, già condannato in passato per bancarotta fraudolenta) rilevano il marchio Aiazzone tramite la B&S Spa, assumendo la proprietà di 30 negozi e mettendo in cantiere l’apertura di giganteschi store rispolverando lo storico slogan degli anni ’80: “Provare per credere”. Per dar corpo a questo faraonico progetto la B&S (assieme alla Aiazzone Network di Giampiero Polenzona) rileva la boccheggiante catena Emmelunga. Iniziano, a causa di quest’ultima, onerosa operazione, forti difficoltà finanziarie. La B&S inizia a non pagare i fornitori (se non tramite cambiali o assegni poi non onorati), i quali ovviamente non consegnano la merce.

Stesso destino toccherà ai lavoratori, che a partire dal 2010 scendono sul piede di guerra, ma per contenere i danni Semeraro, Borsano e Polenzona cedono rami d’azienda a Panmedia di Beppe Gallo (società torinese dal capitale sociale di appena 1,5 milioni di euro che non si era mai occupata di arredamento), che di fatto non riesce a porre rimedio alla situazione: i fornitori non vengono pagati, ai lavoratori non vengono versati gli stipendi e i clienti non ricevono la merce. Una situazione che si protrae fino alle denunce e all’apertura – il mese scorso – dell’inchiesta torinese.

INTERROGAZIONE IN REGIONE. “Torino è al centro di uno scandalo che coinvolge tutta Italia – afferma il consigliere regionale dell’Idv, Andrea Buquicchio – E’ necessario un intervento da parte della Regione Piemonte per istituire un tavolo di crisi insieme a Panmedia e ai rappresentanti dei sindacati. In tal senso si sono già mossi gli assessorati al Lavoro della Regione Lazio e della Provincia di Siracusa pur non riuscendo a prendere contatti con la società torinese. Auspico quindi un intervento immediato da parte dell’assessore Porchietto, con l’obiettivo di salvaguardare i posti di lavoro, risarcire clienti e fornitori ed individuare le eventuali responsabilità di coloro che vengono già definiti ‘furbetti del comodino’. Nei prossimi giorni è mia intenzione presentare un’interrogazione in Consiglio regionale”.

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