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La cultura piemontese in mutande: fotogallery

Redazione Quotidiano Piemontese

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Mutande e culturaMutande stese, a rappresentare, ironicamente, l’unico indumento che la cultura piemontese può ancora permettersi. Cappelli appoggiati a terra, a ricordare, mestamente, le realtà e le associazioni già cadute sotto la scure dei tagli ai finanziamenti pubblici. Il Comitato Emergenza Cultura e gli operatori piemontesi aspettano così, davanti alla Reggia di Venaria, l’arrivo del Ministro Giancarlo Galan, in occasione delle Giornate del Teatro organizzate ieri, giovedì 7 luglio, dall’Agis e dalla Fondazione Teatro Piemonte Europa.

Sono le due del pomeriggio. Dentro, nella modernissima sala convegni del Centro Internazionale del Restauro, si discute di economia della cultura, di finanziamenti pubblici e privati, di fondazioni bancarie e risorse territoriali. Fuori, va in scena la protesta. Il comitato spontaneo, nato da alcuni mesi per difendere le ragioni di associazioni, compagnie e imprese della cultura piemontese, ha preparato una lettera per denunciare la situazione d’emergenza che stanno vivendo gli operatori del settore. Il destinatario è il ministro Galan, ma il messaggio – è chiaro – è per il governatore Roberto Cota, a cui si chiede di bloccare il “piano di smantellamento del sistema economico della cultura in regione”, e per l’assessore Michele Coppola, dal quale si esige fermezza nel difendere le ragioni e soprattutto il portafogli del suo assessorato.

«La cultura piemontese è in mutande – grida nel megafono Maurizio Babuin, direttore e regista di Santibriganti Teatro – Ora abbiamo bisogno di risposte dalla giunta Cota: cosa intende fare del patrimonio di esperienze accumulate sul territorio in questi anni? Non chiediamo soldi in più, ma solo che vengano ripristinati i fondi che avevamo fino al 2009. E non si dica che la cultura grava sulle tasche dei contribuenti: i piemontesi spendono, in tassazione, meno di 30 euro all’anno per la cultura, contro i 700 spesi per i trasporti pubblici».

I tagli alle varie imprese nel 2010, si legge nella lettera, erano compresi fra il 20% e il 70%, e le previsioni del 2011 sono di “ulteriori pesanti contrazioni, in dimensioni ad oggi non ufficialmente rese note”. Il bilancio per il 2011 è infatti ancora in fase di assestamento, ed è forse questo l’aspetto peggiore di tutta la faccenda. «L’incertezza ci lega le mani – spiega Bobo Nigrone di Onda Teatro – Senza una previsione sui fondi a nostra disposizione è impossibile pianificare il lavoro da una stagione all’altra». Senza contare, poi, la perdita di posti di lavoro a cui va incontro il settore cultura in Piemonte: “centinaia di posti qualificati, molti dei quali rappresentano fette di occupazione giovanile e femminile”.

«A chi pensa che nella cultura siamo tutti dei privilegiati, – aggiunge Gabriele Boccacini, direttore di Stalker Teatro – vorrei ricordare che un lavoratore dello spettacolo lavora in media 120 giornate all’anno, ad un minimo sindacale di 50 euro. Qui si parla di tagliare posti da 6000 euro annui: altro che privilegiati!».
I toni della protesta si alzano all’arrivo di Michele Coppola: sotto la pioggia che intanto ha cominciato a scendere, l’Assessore alla Cultura cerca di tirare dritto, ma un coro insistente lo riporta sui suoi passi. Il faccia a faccia con i manifestanti a questo punto è inevitabile, ma le risposte, è evidente, non ci sono. «Sono il primo ad essere preoccupato per gli ulteriori tagli paventati per il 2011 – dichiara, quasi scusandosi – È ovvio che ho tutto l’interesse ad avere i fondi per poter condurre bene il mio mandato, ma questa è una manovra votata dall’intera assemblea regionale…».

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Se ne va, alla fine, con la promessa di tenere duro e di mantenere aperto il dialogo con gli operatori.
Qualche speranza in più invece la lascia, a fine pomeriggio, l’incontro con il Ministro Galan. Nell’affollata sala convegni, l’attrice Lucilla Giagnoni gli legge la lettera indirizzatagli dal comitato. Galan risponde con un discorso che suona come una dichiarazione di intenti. «Per prima cosa – dice – è necessario evitare l’isolamento reciproco del mondo della cultura e di quello della politica: il dialogo è fondamentale. In secondo luogo, ho cominciato il mio mandato pretendendo il reintegro del Fus: se si pensa di tagliare sulla cultura in un paese come l’Italia, l’ho detto a Tremonti e lo ripeto a Cota, si sbaglia tutto. I dati sugli investimenti pubblici in cultura negli ultimi dieci anni sono desolanti: siamo passati da 2 miliardi e 240 milioni di euro nel 2001 a 1 miliardo e 730 milioni nel 2009, pari allo 0,11% del Pil. Davvero troppo poco…». Il Ministro parla dunque di introdurre degli incentivi per gli investimenti privati (che oggi, in Italia, rappresentano una percentuale irrisoria dei fondi per la cultura) e di un sistema di erogazione triennale dei contributi pubblici, che consenta un maggior respiro nella programmazione di istituzioni e imprese culturali. Le premesse sembrano buone, si mormora all’uscita. Ora però la preoccupazione riguarda l’immediato futuro: e qui la palla passa a Roberto Cota.

Giorgia Marino

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