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Cultura

Vivaldi da Venezia al Piemonte: una storia avvincente che pochi conoscono

Redazione Quotidiano Piemontese

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Ogni volta che un’istituzione musicale piemontese decide di dedicare un concerto al grande Antonio Vivaldi, si avverte come un piccolo richiamo del destino, un’astuzia, un sassolino tirato contro i vetri per attirare l’attenzione. In effetti esiste una storia che lega la musica di Vivaldi al Piemonte. E’ una storia avvincente e ricca di fascino, ma quasi sconosciuta anche ai Piemontesi. L’occasione per raccontarla è un’esecuzione filologica delle Quattro stagioni che si tiene mercoledì 27 aprile al Teatro del Lavoro di Pinerolo, nell’ambio della rassegna cameristica Fahrenhote. Sul palco l’orchestra Arcantino, formazione giovanile (ma già molto apprezzata) che suona strumenti originali e cerca di riproporre la musica antica con una particolare attenzione allo stile e al gusto artistico del periodo in cui è stata composta. L’ensemble nasce dall’esperienza della violinista Cinzia Barbagelata, che dopo una brillante carriera solistica ha deciso di mettere il suo talento al servizio della didattica. Il concerto è quindi occasione per restituire a Le Quattro stagioni (ormai “sdoganate” come musiche d’attesa nei call center) un po’ della loro freschezza originaria. Ma ora veniamo alla storia.

Oggi nei locali della Biblioteca Nazionale di Torino riposa un tesoro di manoscritti vivaldiani con oltre 450 composizioni: un patrimonio artistico immenso, da riscoprire e valorizzare. Per capire come vi sia arrivato e riannodare i fili della storia bisogna fare un grande salto temporale, fino al luglio del 1741: il compositore, anziano, stremato da una vita tumultuosa, sta morendo nell’indigenza. E’ il destino di molti grandi, quello che toccherà anche a Mozart. Gli eredi del musicista hanno urgente bisogno di soldi: così una parte consistente dei manoscritti del maestro viene venduta. A fine Settecento, dopo una serie vorticosa di passaggi di mano, i volumi entrano in possesso di un genovese, Giacomo Durazzo, ambasciatore dell’imperatore d’Austria a Venezia. Molti anni dopo uno dei suoi discendenti, Marcello Durazzo, si trasferisce nel castello di Occimiano (nei pressi di Casale Monferrato), portandosi dietro una parte degli spartiti. Ed ecco che il Piemonte inizia a diventare centrale. Morendo Marcello lascia il piccolo tesoro in eredità al collegio salesiano san Carlo di Borgo san Martino.

E’ l’inizio del periodo più buio: i nuovi custodi non conoscono il valore del patrimonio che possiedono. Così, nel 1922, i volumi vengono trasportati su un carretto a due ruote senza sponde e accatastati in un cortile, poi stipati in biblioteca e in soffitta. Potrebbero finire in pasto ai topi se un vescovo, Federico Emanuel, non chiedesse una consulenza a Luigi Torri, direttore della Biblioteca Nazionale di Torino, e a un suo collaboratore, Alberto Gentili. Quando i due studiosi esaminano i manoscritti hanno un soprassalto: presto si rendono conto di avere sotto gli occhi un tesoro. Negli anni successivi vengono recuperati anche gli altri volumi della collezione, dispersi tra i vari rami della famiglia Durazzo.

Incomincia così quel percorso di riscoperta che oggi fa di Torino uno dei principali centri per gli studi vivaldiani. Molto resta ancora da fare, ma negli ultimi anni sono stati avviati ambiziosi progetti di recupero. Uno di questi, frutto della collaborazione tra l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte e la casa discografica Naïve, sta realizzando l’incisione integrale delle opere contenute nella raccolta subalpina. Il pubblico risponde con entusiasmo. Così, finalmente, questo “seme vivaldiano” arrivato nella nostra regione un po’ per caso (col vento della storia), ha cessato di essere ospite provvisorio, ha messo radici e non manca di dare a chi lo desidera i suoi frutti di armonia bellezza. 

Le quattro Stagioni: mercoledì 27 aprile (ore 21.30) Teatro del Lavoro (Via Chiappero 12) Pinerolo

Biglietti: intero 8 €, ridotto 6 €

Prenotazioni: 0121 794573 – 339 7370743

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