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Cultura

Ciarlatani di ieri e di oggi. Ecco il libro che li racconta

Redazione Quotidiano Piemontese

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Un catalogo vivacissimo e variopinto, popolato da eccentrici personaggi, si nasconde nelle pieghe della nostra cultura. Pescandovi dentro un po’ a caso, come per estrarre qualche bussolotto da un’urna, ci troviamo tra le mani figurine e piccole icone: c’è un insuperabile Anthony Quinn nei panni del forzuto Zampanò (“Una volta, a Milano, un uomo che pesava un quintale, venti chili, ha perso la vista facendo questo esercizio, perché è il nervo ottico che fa tutto lo sforzo”) e c’è Dario Fo, in giro per le città d’Italia con Mistero Buffo (“Ma che aspettate a batterci le mani, a metter le bandiere sul balcone?”), ci sono i medici di Molière, con i loro pittoreschi intrugli, e le ben più temibili pozioni mediatiche di Vanna Marchi. Sullo sfondo migliaia di uomini, ormai persi in una luce lontana di mercati e feste contadine. Ecco i ciarlatani, equilibristi della parola, mendaci e truffaldini, ma in qualche modo indispensabili. Ecco i personaggi che la penna di Felice Lafranceschina tratteggia nel libro Ciarlatani di sempre (Neos Edizioni).

Lucano di nascita, Torinese d’adozione, una vita da ingegnere coniugata con un’inesausta curiosità per i fenomeni culturali, Lafranceschina passa in rassegna tanti tipi umani. Il suo viaggio parte dal Pont Neuf di Parigi, che già ai tempi di re Enrico IV era luogo di ritrovo per imbonitori, cavadenti, giocolieri, acrobati e venditori di ogni sorta di rimedio miracoloso. Quasi tutti, fa notare l’autore, provenivano dalle regioni italiane (singolare coincidenza o dato empirico che dovrebbe farci riflettere?). Poi il viaggio prosegue con una galleria di ritratti, dalla commedia dell’arte a Molière, dalla Francia alle tante piazze d’Italia. Mutano tempi e scenari, restano costanti gli armamentari lessicali e gestuali dei protagonisti, sempre in bilico tra medicina, teatro e iperboliche smargiassate. Il tutto è condito da molti ricordi personali: con leggerezza e qualche pennellata di malinconia, Lafranceschina ci racconta tanti frammenti di vita, che appartengono a un passato ancora recente ma che (dopo il vorticoso sviluppo tecnologico degli ultimi decenni) ci sembrano eternamente confinati in un’altra epoca. Storie di uomini semplici e di “truffatori onesti”, che oggi fanno tenerezza, perché in fondo si limitavano a qualche impostura “alla buona” e se non avevano il potere di guarire, riuscivano almeno a lenire per un paio d’ore la monotonia paesana. Scenari molto diversi da quelli contemporanei, dove la truffa diventa sistema e dove una Vanna Marchi riesce col suo esercito di telefoniste a ridurre sul lastrico centinaia di creduloni.

Il libro è introdotto da una prefazione di Francesco Scaroina, medico internista e Direttore di Dipartimento all’ospedale Giovanni Bosco di Torino, che affronta il fenomeno dei ciarlatani da un punto di vista sociologico e psicologico. “Ogni loro proposta – scrive Scaroina, spogliandosi per un istante dei panni di medico e abbracciando un’umanissima comprensione della realtà – poteva servire ad un umile mortale per sopravvivere bene, o anche meglio, nella vita quotidiana”. Così torna sempre attuale l’analisi di Montesquieu: “L’uomo ama il ciarlatano perché ama il meraviglioso, diffidando della scienza che è sempre troppo terra terra e della religione, troppo cielo cielo”. Ecco il nodo problematico che Lafranceschina affronta con sguardo bonario e acuto. E con una delicatezza: parlando di ciarlatani, ci risparmia il capitolo politica contemporanea. Che gran sollievo, di questi tempi.

Il libro sarà presentato nell’ambito del Salone del Libro, domenica 15 maggio (ore 15.30), Sala Avorio (Lingotto).

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