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Cultura

Al cinema un film su Passannante, l’attentatore di re Umberto I. E i Savoia si arrabbiano

Davide Mazzocco

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Novembre 1878. Giovanni Passannante, giovane cuoco lucano, vende la propria giacchetta per otto soldi e compra un coltello, che somiglia più a un temperino, per un attentato Umberto I, Re d’Italia. Gli procura solo qualche graffio, ma viene condannato a morte, poi graziato, trasferito in  una  segreta  sotto  il  livello  del mare e, infine, imprigionato in un manicomio criminale dove morirà nel 1910. Negatagli la sepoltura, il suo cranio viene esposto al Museo Criminologico di Roma. Da allora Passannante e la sua storia cadono nel dimenticatoio, fino a quando tre uomini testardi, idealisti e un po’ incoscienti decidono di intraprendere una lunga battaglia per dare sepoltura ai resti del cuoco lucano, che erano ancora conservati nel Museo Criminologico. Un teatrante, un giornalista e un cantante combattono la loro battaglia con tutti i mezzi: il teatro e le piazze davanti a gente inconsapevole e compassionevole, nei ministeri, in situazioni grottesche, davanti a funzionari inconsapevoli e indifferenti. La missione dei tre uomini si conclude nel maggio 2007, quando, finalmente, Giovanni Passannante viene tumulato nel cimitero di Salvia di Lucania, paese che gli diede i natali.

Da venerdì scorso questa storia è in tutti i cinema. Passannante, diretto da Sergio Colabona e interpretato da Fabio Troiano, non è il primo film che, nell’anno dei festeggiamenti per il 150esimo dell’Unità d’Italia, approccia il Risorgimento con un’ottica revisionista e antisavoiarda. Se nel pregevolissimo film di Mario Martone il processo di unificazione veniva spogliato di ogni epica e di qualsiasi eroismo, diventando, molto più semplicemente, la documentazione di una spietata guerra civile con numerose vittime innocenti, il film di Colabona racconta la storia di un anarchico condannato a morte e privato di ogni diritto a causa del suo attentato al Re. Oltre alla prospettiva progressista del film va segnalato che il cast, insieme al regista, ha sottoscritto la proposta  di  un referendum nazionale perché siano ‘sloggiate’ dal Pantheon le tombe dei reali in esilio.

La risposta dei Savoia non è tardata ad arrivare. L’ufficio stampa Punto e Virgola – curatore della promozione del film – ha diffuso ieri la lettera che il dottor Alberto Casirati ha inviato al direttore di Rb Casting e che pubblichiamo qui di seguito (l’errore del cognome è riportato come da testo originale).

Egr. Direttore è di questi giorni la notizia del film dedicato a Giovanni Passanante, che si è arrivati a presentare come “un eroe” e come “un idealista che non abbassa la testa”. La cosa mi sembra davvero grave, perché Passanante attentò alla vita del Capo dello Stato italiano e non riuscì nel suo intento criminale solo per il coraggio e la prontezza dei presenti. Com’è possibile presentare in quel modo chi desidera uccidere un essere umano? Quale messaggio si vuole far passare? E’ stato giusto, per carità cristiana, agire affinché ai resti del criminale venisse data adeguata sepoltura. E le condizioni di reclusione del Passanante non furono certamente umane, anche se in linea con gli standard europei del tempo per un reato così grave. Ma è aberrante definire “idealista” o “eroe” un aspirante assassino. Nessun ideale giustifica un tentativo d’omicidio ed ogni idea che ammette l’omicidio è criminale. Aggiungo che nell’Italia unita la pena di morte fu abolita per volontà del Re Umberto I. Lo stesso Re che chiese ed ottenne la grazia per il Passanante.

Pregandola di una pubblicazione, porgo cordiali saluti.

Dr. Alberto Casirati

Presidente Istituto della Reale Casa di Savoia

 

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