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Cronaca

In attesa della marcia di domenica, la fiaccolata No Tav illumina Susa. A Torino scritte contro Chiamparino e le forze dell’ordine

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Erano in 5mila secondo le forze dell’ordine, 20mila secondo gli organizzatori. Al di là del solito balletto sulle cifre, ieri sera a Susa la fiaccolata No Tav, il giorno dopo il blitz di Chiomonte, ha richiamato gente da tutta la valle. A Susa è andata in scena una sorta di prova generale di quella che i No tav definiscono la vera manifestazione, cioè la marcia di dieci chilometri (da Susa a Chiomonte) prevista per domenica 3 luglio, con gente che arriverà da tutta Italia per manifestare contro la Torino-Lione. Nel frattempo alcune frange del movimento si fanno notare più per gli atti vandalici che per le fiaccolate: questa notte infatti è stata imbrattata con dell’olio per motori e scritte No Tav la sede del Pd della circoscrizione 6. Domani la Camera discuterà un’interrogazione urgente del parlamentare democratico Stefano Esposito sugli sviluppi dell’intera vicenda Alta Velocità.

LA MARCIA. Di ora in ora si moltiplicano le adesioni. A Susa arriverà anche Beppe Grillo, da sempre schierato al fianco dei leader storico dei No Tav, Alberto Perino, che ieri si e recato alla Maddalena per portare via alcune attrezzature rimaste dopo lo sgombero del presidio da parte della polizia. Ieri sera a Susa, in corteo, c’erano anche diversi sindaci della Valle, alcuni con la fascia tricolore. In tutto i primi cittadini della Comunità Montana sono 43, di cui 23 schierati esplicitamente contro l’opera.

LE SCRITTE CONTRO IL PD. L’olio è stato lanciato contro le vetrine della sede dentro dei bottiglioni di vetro: fortunatamente le serrande hanno impedito che le vetrate si rompessero. Scritte firmate No Tav sono comparse anche contro l’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, esattamente sulla motrice del treno Frecciarossa in esposizione davanti alle Officine grandi riparazioni. Accanto alle scritte minacciose all’indirizzo dell’esponente democratico, che questa mattina su due quotidiani ha lodato l’intervento delle forze dell’ordine di ieri al presidio No Tav di Chiomonte, c’è anche una scritta ingiuriosa all’indirizzo della polizia.

L’INTERROGAZIONE DI ESPOSITO. Il documento pone al governo quattro questioni: “La tempistica relativa alla sottoscrizione da parte dei governi italiano e francese del trattato intergovernativo sulla ripartizione dei costi dell’opera; la richiesta al governo Berlusconi di riconoscere il progetto della tratta internazionale e nazionale della Torino-Lione come infrastruttura strategica non soggetta alla norma contenuta all’articolo 4 del Decreto Sviluppo (che riduce dal 5% al 2% la percentuale delle risorse disponibili per le compensazioni); la richiesta al governo di assumere fin da ora l’impegno a riconoscere una cifra pari a quella del 5% sul costo complessivo dell’opera, circa 250 milioni di euro, al fine di garantire risorse adeguate agli interventi previsti nel piano strategico redatto dalla Provincia di Torino e condiviso dalla Regione Piemonte e dallo stesso governo; l’invito al governo, in accordo con gli enti locali e il presidente dell’Osservatorio Mario Virano, a convocare un tavolo politico con il presidente della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone al fine di offrire e verificare la reale disponibilità manifestata, pur senza interrompere il cantiere di Chiomonte”.

DALLE PARTI DI BRUXELLES. Lo aveva già ribadito qualche giorno fa, prima del blitz di Chiomonte: “Resta fondamentale per la Commissione europea non solo l’apertura del cantiere per il tunnel della Maddalena, ma l’impegno chiaro dei due governi con la firma dell’accordo il 6 luglio”. È chiara la posizione del commissario Kallas, ribadita ieri attraverso fonti comunitarie: “Se non saranno rispettate le scadenze c’è un chiaro rischio che una parte sostanziale dei finanziamenti concordati con la Ue venga persa”. Bruxelles non intende essere “fiscale” sulla data del 30 giugno, ma per il 6 luglio tutto deve essere a posto.

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