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Piemonte

Un eretico No Tav agli Mtv Days: Caparezza

Redazione Quotidiano Piemontese

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“Il prossimo pezzo è dedicato agli eroi che difendono la Valle di Susa. A proposito, vi voglio ricordare che il 3 luglio a Chiomonte ci sarà una grande manifestazione contro gli sgomberi e a difesa del presidio della Maddalena”. Raccoglie una bandierina No-Tav che qualcuno dal pubblico gli ha appena lanciato e si mette a cantare Sono un eroe. Accomodamenti e mezze misure proprio non gli si addicono. Caparezza è uno che dice quello che pensa. A lui il compito di chiudere in bellezza la seconda serata degli Mtv Days.

L’esibizione del rapper è l’ultima di una catena che ha visto alternarsi sul palco vari artisti, tra cui Cristina Donà, Casino Royale e Niccolò Fabi (eccezionale come sempre). Ma quando arriva Caparezza si sente come uno scatto, la temperatura emotiva di piazza Castello si alza d’improvviso. Per un’ora abbondante questo eccentrico esemplare di artista (che dice di arrivare, insieme ai suoi musicisti, da un misterioso e lontano pianeta) macina parole a raffica, sferzate di rime che non risparmiano nessuno. Ogni tanto si ferma e chiede  “Siete stanchi? Me ne devo andare?”. Una specie di sfida. Con il pubblico c’è una sintonia evidente: basta dare un’occhiata ai ragazzi, sorprenderli mentre ripetono alla perfezione i testi, impervi al limite dell’equilibrismo lessicale. Il sogno eretico (così si chiama, emblematicamente, l’ultimo album del cantante pugliese) è un lavoro “difficile”, per certi versi molto lontano dalla sensibilità italiana: eppure la gente lo apprezza, lo sente suo.

Ne è passato di tempo dal 2004, anno in cui un semisconosciuto capellone di nome Caparezza sbancava le radio cantando “sono fuori dal tunnel-el-el-el del divertimentoooo”, ritornello che a tutti pareva un po’ stupido, ma che si ficcava in testa e non c’era proprio verso di mandarlo via. Sono stati anni intensi, accompagnati da letture voraci. Già nel 2008 si potevano cogliere le avvisaglie di un cambiamento radicale in Vieni a ballare in Puglia (musica orecchiabilissima da pizzica salentina, testo agghiacciante, dedicato ai morti sul lavoro). Il sogno eretico spinge ulteriormente sull’acceleratore, calca ancora la mano. E’ un album politico sotto tutti gli aspetti.

Non sorprende vedere il rapper sul palco che abbozza una specie di teatrino. Interpreta da solo due ruoli. “Sire, stanno arrivando i rossi”. “E chi sono i rossi?” “Ce ne sono di tanti tipi: magistrati, giornalisti. Perfino cantanti”. “Cantanti? Come Vasco Rossi o Paolo Rossi?” “No, non solo”. Allusioni a cose, fatti e persone dell’attualità nazionale sono puramente casuali. E a volte la critica è assai meno bonaria. “Ogni anno migliaia di Italiani sono costretti a lasciare il nostro Paese. Se ne vanno nella più totale indifferenza. Poi arriva un barcone con qualche centinaia di migranti e scatta l’allarme nazionale”. E giù altre raffiche di rime: “Goodbye Malinconia. Dimmi chi ti ha ridotta in questo stato” (dove stato può benissimo avere la maiuscola).

Ma si sa che la realtà è sempre più complicata (e interessante) di ogni definizione. Così anche l’eretico per antonomasia, il cantante che mette alla berlina i discografici in Chi se ne frega della musica finisce nella rete a strascico di Mtv. Già, un buco nero che prima o poi si mangia tutti, rapper e neomelodici, vecchi e nuovi, impegnati e indifferenti. Basta che vendano. 

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