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Economia

Linkiesta fa le pulci al piano Fabbrica Italia: sempre più incerto il futuro di Mirafiori

Redazione Quotidiano Piemontese

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Doveva essere “il più grande piano industriale della storia italiana”, ma finora i numeri dicono tutt’altro. Stiamo parlando del progetto Fabbrica Italia, presentanto nel 2010 dal Lingotto come “rivoluzionario” e osteggiato fin dall’inizio dalla Fiom di Maurizio Landini (ma non dagli altri sindacati) perchè considerato “fumoso”. Il giornale online Linkiesta ha visionato gli ultimi piani operativi Fiat, prendendo in esame gli stabilimenti italiani di Mirafiori, Melfi, Termini Imerese, Pomigliano, Cassino e quello polacco di Tychy. Le difficoltà della casa torinese sono venute facilmente a galla.

Nell’arco di due anni si è passati da una produzione complessiva di 1,224 milioni di vetture l’anno a una di 1,018 milioni di auto previsto ad oggi per il 2011. Preoccupa soprattutto la situazione dello stabilimento simbolo di Torino, Mirafiori: non solo negli ultimi piani operativi disponibili la produzione prevista per il 2011 è stata notevolmente ridimensionata rispetto alle previsioni, ma ad essere incerto ora è lo stesso futuro del sito. Il piano dell’ad Sergio Marchionne prevedeva infatti la creazione di una joint venture tra Chrysler e Fiat per portare a Torino una nuova piattaforma che sarebbe dovuta servire per produrre automobili e Suv per i marchi Jeep e Alfa Romeo. “Tuttavia – sottolinea Fabrizio Goria de Linkiesta – di questo piano, per ora, nemmeno l’ombra. Anzi, circola voce nell’ambiente dell’automotive torinese che Fiat sia pronta a chiedere 7 anni di mobilità per Mirafiori, in attesa di vagliare tutti i progetti per la sua riconversione”.

LE PAROLE DI COTA E FASSINO. ”Torino nel mondo è conosciuta come città in cui si producevano, si producono e si produrranno auto. Questo non è esaustivo, ma è un’immagine che deve restare”. Cosi il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, intervenendo lunedì mattina al convegno internazionale Make it in Italy all’Unione Industriale di Torino. Ricordando che la Regione Piemonte ha varato una serie di misure, finalizzate ”a incoraggiare proprio chi viene a produrre sul nostro territorio”, Cota ha ribadito che ”la pluralità del nostro territorio va incoraggiata”. ”Il turismo – ha osservato – per esempio rappresenta un volano per la nostra economia, però dobbiamo chiederci se la vocazione di Torino e del Piemonte è produttiva sì o no, manufatturiera sì o no. La mia risposta è sì, deve essere a vocazione produttiva”.

Gli fa eco Piero Fassino: “Vogliamo continuare ad essere una città manifatturiera a partire dalla forza dell’industria automobilistica. Quel modello produttivo ha consentito a Torino di essere una grande città, ma questo modello ha conosciuto una difficoltà a mantenersi tale. Torino – ha proseguito il sindaco – è divenuta una piazza finanziaria più importante che in passato, una città di servizi e di terziario, una città universitaria e di cultura. Tutto questo però si mette a frutto se si ha una capacità sistemica più alta e se le istituzioni sono consapevoli del proprio ruolo”.

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