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Il cacciatore di bufale “attivissimo” sul web

Redazione Quotidiano Piemontese

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Quando si dice “nomen omen”. Lui si chiama Paolo Attivissimo e ha saputo tener fede alla promessa del suo cognome trasformandola in un lavoro. Anzi, in una specie di missione.  Paolo è un giornalista informatico, specie ancora rara dalle nostre parti, e ha deciso di specializzarsi nella caccia alle bufale del web. La sua opera di “ghost buster” telematico può essere molto utile per gli internauti. Chiunque abbia una casella di posta elettronica si trova a fare i conti con mail un po’ strane: catene di Sant’Antonio, profezie improbabili, “balle spaziali” di dimensioni planetarie, ma a volte anche richieste d’aiuto formulate in modo molto serio. Come ci si deve comportare? E soprattutto come si distinguono i messaggi veri dalle “patacche”?

Il sito internet di Attivissimo rispecchia una passione catalogatrice, quasi da entomologo. E in effetti lui qualche caratteristica dello scienziato ce l’ha: è presidente del Cicap (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale) Ticino. Dalla tranquilla Lugano, dove da anni vive e lavora, passa al setaccio notizie, informazioni e richieste di ogni genere per stabilirne la veridicità. Le sue puntigliose indagini da Sherlock Holmes portano sempre a un secco verdetto: autentico (con eventuali specificazioni: es. autentico ma scaduto, autentico ma da precisare), mezza bufala oppure bufala. Dal 2002 a oggi il giornalista ha studiato e schedato più di 350 storie: un campionario tra l’esilarante e il doloroso, un museo di storia antropologica del XXI secolo che certamente merita una visita. E come in ogni museo che si rispetti i “reperti” sono classificati in base a criteri rigorosi: di qua gli “appelli medici personali”, di là gli “appelli contro pericoli informatici assortiti”, in fondo al corridoio a destra gli “appelli per ambiente e animali”, nella sala attigua le “catastrofi a scelta” e così via.

Le più incredibili. C’è da passarci il tempo. La storia più assurda riguarda un presunto cucciolo di drago custodito in formalina e ritrovato dal sedicente nipote di un facchino al museo di scienze naturali di Londra: è un racconto che fa sorridere, ma che a suo tempo è stato preso piuttosto sul serio anche da quotidiani autorevoli. Sempre di moda sono le chicche che riguardano i  telefoni cellulari, capaci, a seconda dei casi, di cuocere i pop-corn o addirittura di far esplodere le pompe di benzina. Che dire poi del pappagallo che ha il senso dell’umorismo e dei ragni urlatori ritrovati nel deserto iracheno?

Bufale nostrane. Tanto per sfatare un inveterato quanto banale luogo comune secondo cui i migliori fabbricanti di catene di Sant’Antonio risiederebbero al Sud (soprattutto Napoli e dintorni), frugando nel sito di Attivissimo si trovano anche storie “made in Piemonte”. O quantomeno storie che riguardano la nostra regione. Alcune sono mezze bufale, come quella che chiedeva urgentemente sangue per una paziente di Borgosesia: c’era un fondo di verità, ma il messaggio era ingannevole e, quando la storia prese piede sul web, il personale dell’Ospedale Maggiore di Novara ebbe difficoltà a gestire il fiume in piena delle telefonate. Poi ci sono le bufale in piena regola: una di queste mette in guardia gli automobilisti torinesi affermando che “lungo corso Regina e lungo corso Francia verso Rivoli ci sono autovelox nascosti nei bidoni dell’immondizia”. Come si fa a capire che è una bufala? Elementare Watson. Grazie a un’attenta analisi delle immagini allegate ai messaggi, il giornalista spiega che “le foto non si riferiscono all’Italia e la presenza di autovelox nei bidoni è stata smentita dai vigili urbani”. Poi però aggiunge: “guidate piano lo stesso”.

Info www.attivissimo.net

Foto: Antonio Sofi

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