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Il Salone del Libro sta avendo dei problemi inaspettati dopo che la polizia ha respinto la manifestazione pro Palestina

Una scrittrice ha deciso di non presentare il proprio libro, ma organizzare un’assemblea; diverse case editrici hanno coperto i loro stand; tre scrittori sono stati identificati dalla polizia

Sandro Marotta

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TORINO – Case editrici che temporaneamente rifiutano di esporre i propri libri, dissenso sui social, un’autrice ha addirittura deciso di non presentare il proprio libro, ma trasformare lo spazio assegnatole in un’assemblea: la manifestazione pro Palestina di ieri pomeriggio (sabato 11) davanti a Lingotto Fiere sta avendo ripercussioni inaspettate per l’organizzazione del Salone del Libro di Torino.

La presentazione trasformata in assemblea

“Di fronte ai fatti ingiusti, incresciosi e abusanti della giornata di ieri, in cui la polizia ha respinto gli attivisti e le attiviste con le bandiere palestinesi all’ingresso del Salone di Torino, ritengo urgente sacrificare lo spazio in cui avrei dovuto presentare il mio libro Vittime Mai per adibirlo a spazio assembleare, libero e politicamente schierato”. Questo il comunicato che la scrittrice Valeria Fonte ha diffuso su Instagram la mattina di oggi (domenica 12) nel quarto giorno di Salone.

L’iniziativa, organizata nella Sala bronzo del Pad4, è stata rilanciata da diversi altri autori e autrici, tra cui Pasquale Raicaldo, Pablo Trincia, Michele Rech (“Zerocalcare“), Espérance Hakuzwimana, l’influencer Karem Rohana (“Karem from Haifa“), il collettivo Torino per Gaza. Risultato: sala piena, con più di 100 persone presenti.

“Abbiamo deciso di organizzare questa assemblea per raccontare bene i fatti – dicono dal palco gli ospiti – è in corso un genocidio che va avanti da mesi, anzi da anni”. Esplicito anche il riferimento ai fatti di ieri: “alla repressione si risponde così, riprendendosi gli spazi, i tempi, facendo risuonare le voci di chi viene zittitǝ”.

Scrittori e scrittrici identificati dalla polizia

Sempre Valeria Fonte ha postato un video in cui testimonia di essere stata identificata dalla polizia insieme a Karem Rohana e la fumettista “Sted”, perché avevano esposto una bandiera della Palestina fuori dalla sala in cui stava parlando Molinari, il direttore di Repubblica.

Gli stand delle case editrici chiuse

Dopo la manifestazione respinta dalla polizia, su Instagram ha iniziato a circolare un post della casa editrice Meltemi, che informava il pubblico di aver scelto di interrompere simbolicamente l’attività nel proprio stand per circa un’ora. Tuttavia non è stata la sola:”Meltemi editore, Mimesis Edizioni, Eris Edizioni, Lumien Edizioni, Milieu, Edizioni Bepress e Agenzia X hanno deciso, in solidarietà con i manifestanti, d’interrompere per circa un’ora la loro attività commerciale”, si legge in questo post.

 

Oggi (domenica) anche lo stand del Treno della Memoria ha deciso di chiudere. La causa palestinese è salita sul palco anche dell’Arene Robinson di Repubblica: Elena Cecchettin ha indossato una maglietta con scritto “Stop al genocidio” durante il suo monologo sulla violenza.

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