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Cronaca

Calciopoli: le motivazioni della sentenza che ha condannato Luciano Moggi

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Il tribunale di Napoli ha pubblicato lunedì mattina le motivazioni della sentenza di condanna per associazione a delinquere per l’ex ds della Juventus Luciano Moggi. Secondo Teresa Casoria, presidente del tribunale campano, l’elemento “più pregnante e decisivo è rappresentato dall’uso delle schede straniere delle quali è risultata la disponibilità procurata da Moggi a designatori e arbitri”. Il processo Calciopoli viene riassunto in 561 pagine, dalle quali emerge chiaramente il ruolo di “Lucianone” come “capo di un’associazione a delinquere dedita alla contaminazione degli arbitraggi attraverso le sollecitazioni adoperate nei confronti degli arbitri e da costoro accettate con riferimento alla parte delle competizioni svoltesi nella stagione 2004-2005”.

Nella sentenza si sottolinea – in riferimento alle schede straniere – il “continuo e prolungato chiacchierare…che effettivamente può configurare la trasmissione del messaggio potenzialmente idoneo a spingere i designatori, e talora anche gli arbitri, a muoversi in determinate direzioni piuttosto che in altre”. Il giudice ha messo in risalto “il rapporto diffusamente amichevole degli arbitri con Moggi, che non perde valore indiziante solo perché dagli atti emerge il rapporto di altri arbitri non imputati e addirittura di taluno degli arbitri imputati, come De Santis, altrettanto amichevole con dirigenti sportivi curanti interessi diversi da quelli di Moggi, ad esempio Meani (ex dirigente del Milan, ndr), ben potendo configurarsi l’esistenza dell’associazione”.

L’EPISODIO DI REGGIO CALABRIA. Un altro elemento decisivo, si legge nelle motivazioni, è rappresentato dalla famosa “lite” tra Moggi e l’arbitro Paparesta dopo un discusso Reggina-Juventus: “Pur se è risultato non vero quello che lo spavaldo Moggi andava diochiarando in giro, e per telefono, cioè di aver chiuso l’arbitro Paparesta nello spogliatoio…nondimeno va valutata la reazione di Paparesta a quella che era pur sempre stata una protesta fuori misura di Moggi per gli errori dell’arbitro, di non inserimento cioè del comportamento furioso nel referto arbitrale, reazione che va interpretata come un effetto del timore reverenziale nei confronti della persona”.

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