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Ambiente

Referendum sulla caccia in Piemonte: cerchiamo di fare chiarezza

Redazione Quotidiano Piemontese

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Domenica 3 giugno in Piemonte si terrà il referendum sulla caccia; un referendum ufficialmente indetto dopo una lunga gestazione, ma di cui si sta parlando molto poco. Anzitutto cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Non si tratta di un referendum per l’abolizione della caccia in Piemonte, ma come spiegano le Faq sul sito del comitato, di un referendum per limitare gli ambiti della caccia: “a livello regionale non è possibile vietare una pratica consentita da leggi nazionali. Tuttavia, il referendum si pone l’obiettivo di limitare drasticamente l’attività venatoria nella nostra Regione. In caso di vittoria dei sì, ad esempio, si potrebbero cacciare solo più cinghiali, lepri, minilepri e fagiani.
La caccia sarebbe vietata nelle giornate di domenica e su terreno coperto da neve. Inoltre, verrebbero aboliti alcuni privilegi oggi concessi alle aziende faunistico-venatorie, le ex riserve private di caccia”.

Il secondo tema è quello della pubblicità al referendum stesso. Il comitato sta lavorando organizzando una serie di appuntamenti attraverso i suoi comitati locali per dare visibilità alla consultazione. Però di informazione se ne fa oggettivamente poca e si parla di aèertament sabotaggio del referendum dovuto anzitutto al non accorpamento con le prossime elezioni amministrative

In verità, merito a parte, un modo per “risparmiare” senza venir meno alle legittime richieste dei referendari (che, ricordiamo, attendono da 25 anni), ci sarebbe stato, abbinando la consultazione popolare alle elezioni amministrative del 6 e 7 maggio (o ai ballottaggi del 20 maggio). Ma il dubbio che il centrodestra punti a “sabotare” il referendum facendo mancare il quorum (50% più uno di votanti) è più di un sospetto. Inoltre, l’allestimento dei seggi coinciderà con la Festa del 2 giugno, altro modo – per i detrattori di Cota e compagnia – di oscurare una ricorrenza civile e nazionale. Per non dire poi che si sarebbe potuto modificare la legge regionale sulla caccia, recependo la norma italiana, il che avrebbe annullato il referendum.

Sul sito della Regione si trova poco sulla consultazione

Sul nuovo sito dell’ente, infatti, non vi è alcuna indicazione dell’esistenza del referendum, che si terrà domenica 3 giugno. Men che meno è illustrato il quesito referendario. La Regione, infatti, ha sempre fatto di tutto per evitare che i cittadini esprimessero la propria opinione su questo tema ma alla fine è stata costretta a indire il referendum dall’ultimo pronunciamento delTAR.

I partiti politici, che in questo momento in effetti hanno un sacco di problemi al loro interno, sono poco attivi sul tema. L’opposizione lascia libertà di coscienza

Il Pd «senior» lascia «libertà di coscienza nel voto» anche perché non si può dimenticare la presenza di Arcicaccia all’interno della sinistra. Ma non è solo quello che porta inquietudine nell’opposizione.

Anche se i deputati Esposito e Merlo sono partiti in una campagna scandalizzandosi dei costi della consultazione

“E’ semplicemente irresponsabile ed inspiegabile che di fronte alla carenza drammatica di risorse economiche e finanziarie la Regione Piemonte spenda 22 milioni di euro per celebrare un referendum come quello sulla caccia. È di ieri la notizia, grave, che la regione Piemonte cancella il progetto del raddoppio ferroviario della Torino-Pinerolo – tratta tra le più frequentate a livello piemontese – per carenza di fondi e poi si disperdano allegramente risorse pubbliche per un referendum sulla caccia. Rivolgiamo un appello pubblico a tutte le forze politiche che escano dal letargo affinchè non vengano sperperate risorse pubbliche sulla pelle dei cittadini piemontesi. Non si può, in questa situazione economica e sociale del Piemonte, stare zitti o, peggio ancora, essere complici e fingere che possiamo fare a meno di 22 milioni per risolvere i drammatici problemi dei piemontesi”.

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