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La corsa di molti partiti per evitare il referendum sulla caccia in Piemonte

Redazione Quotidiano Piemontese

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Mentre mancano più di 40 giorni al referendum sulla Caccia pare che la politica piemontese stia lavorando sostanzialmente più per evitare il referendum, e nominalmente il costo di 22 milioni di euro, piuttosto che per affrontarlo.  Il governatore Cota sostiene che “Il Piemonte è alla ricerca di una soluzione per evitare il referendum sulla caccia in programma il prossimo 3 giugno, che costerà alle casse della Regione circa 22 milioni di euro”. Non è passata inosservata l’uscita del deputato Pd Esposito di qualche giorno fa, che ha visto una presa di posizione sintetica, ma decisa del Comitato Promotore:  “Il Comitato Promotore del Referendum sulla Caccia in Piemonte ha preso atto con stupore e sconcerto delle dichiarazioni dell’on Esposito (PD), in merito alla consultazione popolare che avrà luogo nella nostra Regione il prossimo 3 giugno.  Il Movimento 5 stelle si è schierato con una posizione articolata ed esplicita: “Se non si trattasse della spesa di diversi milioni di euro pubblici, ci sarebbe da ridere del disperato tentativo del Partito Democratico che, dopo l’indizione ufficiale della consultazione referendaria – fissata al 3 di giugno – propone in Consiglio Regionale una mozione per il ritiro delle proposte di legge sulla caccia in discussione in Commissione e l’impegno, da parte del Consiglio stesso, a superare le richieste del Comitato Referendario con un nuovo testo che le rimetta in discussione. Ora: il gruppo del PD è stato ampiamente presente alle sedute di Commissione in cui le modifiche alla legge sulla caccia sono state discusse per svariate settimane. Come gruppo consiliare 5 Stelle, da verbale delle sedute, abbiamo reiterato più volte la proposta alla Giunta e alla maggioranza, ma anche ai gruppi di minoranza diversamente concordi nella liberalizzazione della caccia, come il Partito Democratico, all’accoglimento sostanziale – come da sentenza della Corte d’Appello di Torino – dei quesiti come unico modo per il superamento della consultazione. Parole al vento! Non accettiamo dunque che si assuma questa posizione fintamente virtuosa a posteriori, scandalizzandosi per la grossa spesa, che noi tutti conosciamo, senza aver mai voluto accettare le sole e semplici modalità per evitarla!  Per questo la nostra proposta primaria rimane sempre la celere votazione positiva alla proposta di legge da noi sottoscritta – che ricalca le richieste del Comitato referendario – o, in alternativa, il voto referendario, con l’impegno formale dei gruppi che doppiamente fruiscono di soldi pubblici (recependo rimborsi elettorali e risorse per le spese di funzionamento) a rinunciare a quote degli stessi fino a copertura dell’intera spesa determinata dalla consultazione referendaria!”.

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