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Torino 2015 Capitale europea dello Sport: come evitare di fare un flop

Redazione Quotidiano Piemontese

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scegli-sport-sorridi-torino-2015Nel 2015 Torino sarà la Capitale europea dello Sport: sono state presentate le iniziative dell’anno dedicato allo sport a Torino. Ma è tutto oro quello che luccica ? Panorama ha intervistato Mario Bruno, giornalista e presidente della società torinese di baseball Juve 98. Dall’intervista si scopre che qualcosa non torna e che spesso, questi eventi a conti fatti, sono state un flop.

“Un grande progetto di cultura e promozione sportiva, di marketing territoriale e di sport per tutti”, recita il comunicato stampa che accompagna l”iniziativa 2015. Traguardo troppo ambizioso?
“Sulla carta, l’impresa è meravigliosa, però qualcuno mi deve spiegare chi pagherà questo evento.Il grande rischio di questa operazione è che non si trovino gli sponsor per coprire i costi. La politica cittadina e non solo sarà chiamata a rendere conto dei numeri dell’iniziativa. Se non ci sono i soldi per lo sport di base, non sarà facile trovarli per un evento come questo. Certo, il ritorno d’immagine è evidentemente diverso, ma se pensiamo oggi a cosa propone la città, be’, c’è poco da stare allegri. A Torino, tanto per capirci, non c’è nemmeno il denaro per sostenere a buon livello una squadra di pallavolo maschile. E la pallavolo è uno sport da palestra, che dovrebbe essere accessibile a un grandissimo numero di ragazzi”.

Oltre Juventus e Torino, poco, pochissimo. Come se la passano a Torino le società che rientrano nella galassia più o meno finita degli sport minori?
“Malissimo. Numerose società, anche e soprattutto di calcio, sono sotto il controllo stretto della Guardia di Finanza, che sta portando a galla diverse imperfezioni nei bilanci degli ultimi anni. Imperfezioni che produrranno molto probabilmente multe salatissime e difficili da pagare. La galassia dello sport minore è azzerata. I debiti del Comune si ripercuotono sugli affitti dei campi da gioco, che sono stati proposti in utilizzo alle società sportive a tariffe iper-maggiorate, complicando oltremodo l’attività. Tutto questo ha portato alla necessità di far pagare le spese direttamente agli atleti, che al contrario di qualche anno fa devono essere completamente autonomi sotto il profilo economico. Lo sport minore non ha numeri e non attira gli sport. L’unica possibilità per salvarsi è sperare che ci sia un genitore disposto a fare beneficenza per i compagni di squadra del figlio, altrimenti sono dolori. Il baseball a Torino è con l’acqua alla gola ormai da tempo”.

Al netto di tutto questo, quali potrebbero e dovrebbero essere le priorità di Torino capitale dello sport nel 2015?
“Credo nelle intenzioni del presidente del Coni, Giovanni Malagò. Ha detto che vuole investire nella scuola, per dare vita a un circolo virtuoso che possa migliorare lo stato delle cose. A Torino, certo, ma più in generale in tutto il Paese. Dovremmo seguire l’esempio degli Stati Uniti, dove lo sport è al centro della vita di ogni ragazzo, un modo per insegnargli il rispetto per il prossimo e quindi a diventare uomo. L’iniziativa del 2015 servirà sicuramente a parlare di sport. Ma il mantenimento e lo sviluppo dell’attività sportiva sul territorio sono purtroppo tutta un’altra storia”.

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