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Processo per stupro prescritto dopo 20 anni, il caso arriva Al Csm

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dopo le scuse della procura prima e del giudice della Corte d’Appello, Paola Dezani, il caso dello stupro della bambina di sette anni prescritto dopo vent’anni arriva al Cms: “Rischia di minare la credibilità e l’autorevolezza del sistema giustizia”.

“Non spetta a noi promuovere l’azione disciplinare – ha detto al plenum del Csm il vicepresidente Giovanni Legnini -, ma non possiamo rassegnarci che fatti di questa gravità rimangano in attesa di fissazione da nove anni”.

Anche il procuratore generale della Cassazione, Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare, vuole vederci chiaro e ha chiesto infatti informazioni per capire cosa sia successo.

Il fatto

Il caso risale al 1997, quando una bambina di 7 anni viene raccolta per strada in condizioni precarie e accompagnata in ospedale, dove la curano, le trovano evidenti segni di violenza sessuale e perfino infezioni trasmesse sessualmente. Il colpevole è il compagno della madre, con il quale la piccola passava buona parte della giornata mentre la donna era al lavoro. Comincia il processo, viene rinviato, ci sono errori e spacchettamenti. Il primo grado dura dieci anni, alla fine dei quali il responsabile viene condannato a 12 anni di carcere. Poi capita però che il processo di secondo grado viene spostato a Torino e si areni bloccato in coda. Nove anni. Si sblocca solo dopo gli interventi di ridistribuzione dei fascicoli effettuati nel 2016 e ieri mattina ci si trova tutti in aula per celebrare l’udienza di apertura. Un’udienza che però non ha alcun senso e nessuna storia. Dal fatto sono passati 20 anni e alla procura non rimane che chiedere la prescrizione, come alla giudice non rimane che ratificarla. Procura e giudice si sono scusati ed hanno voluto rendere noto quanto successo perchè si intervenga al più presto.

 

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