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Romanzo ignorante, Come è bella Torino. A volte. Intervista con Alberto Tondella

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Da poco uscito per Fratelli Frilli Editori, Romazo ignorante di Alberto Tondella è un noir che già nel titolo racconta di come sia particolare, per poi ribadirlo nel sottotitolo (molto Catalaniano) “Come è bella Torino. A volte”.

Leo Morelli ha un’agenzia pubblicitaria a Torino e si imbatte in un video che mostra una giovane donna intenta a nascondere qualcosa nel muro dei Murazzi e in un uomo che, pochi istanti dopo, le spara. Da qui parte l’indagine del giovane pubblicitario che si trasforma in detective. Intanto nel biellese un gruppo di diciottenni vorrebbe l’indipendenza del suo paesino e rimandare a casa tutti gli immigrati.

Le due storie creano un noir ritmato, vivo, mai cupo, pieno zeppo di ironia. Trovate la recensione completa del romanzo qui.

Alberto Tondella ha gentilmente risposto alle nostre domande.

Partiamo da titolo e sottotitolo, che mi hanno particolarmente colpito. Come sono nati?

Beh, innanzitutto è difficile trovare un titolo originale tra i milioni di titoli di libri, film, canzoni e quant’altro.
Per cui si va anche per esclusione. Tipo che io lo volevo chiamare IL NOME DELLA ROSA, ma pare ci fosse già qualcosa di simile, stessa cosa per LA BIBBIA o IL CODICE DA VINCI… già tutti presi.
Scherzi a parte, a me la parola IGNORANZA piace da sempre, sia perché il “non sapere” è ciò che a volte ti fa fare le cose più coraggiose e differenti da come le fanno gli altri, sia perché la parola a volte assume il significato di “essenziale”, “semplice ma efficacie”, hai presente quando si dice di un “tiro ignorante”, o una “moto ignorante” per dire che non sono molto elaborati, però funzionano.
Per quanto riguarda il sottotitolo “Com’è bella Torino. A volte.” è una frase del libro. E racchiude tutto l’amore che provo per questa città. Ammetto che inizialmente non ne rimasi folgorato, la trovavo fredda e triste. Poi vivendoci ne ho scoperto il vero carattere, è diventata anche un po’ mia e ora la racconto con entusiasmo. Ultimamente, quando agli angoli delle strade o nei locali sento qualche turista entusiasta, beh, ne sono orgoglioso. Ecco.

Piccoli flash, momenti che si susseguono, uno stile molto libero e pieno di ironia. Ne viene fuori un noir per nulla classico. Hai pensato a seguire un genere mentre scrivevi la storia?

Ho cercato semplicemente di scrivere ciò che mi sarebbe piaciuto leggere. Non c’è un genere preciso al quale mi sono ispirato, però inevitabilmente sono stato condizionato dalle letture e le visioni che preferisco. Landsdale, I Simpsons, alcuni Ammaniti, i fratelli Coen, Tarantino… Mi piace alternare ritmi veloci con alcune pause, mi piace stupire ed essere stupito, e mi piace rimanere sul confine tra l’improbabile ed il verosimile.

Un romanzo senza eroi. Non ci sono buoni assoluti, personaggi senza colpe, nemmeno il protagonista. Ci sono invece sconfitti, annoiati, ragazzi in cerca di riscatto, di sensazioni forti o anche solo di soldi…

Uhhh, che bravo, hai scritto quel che, più di ogni altra cosa, avrei voluto uscisse dal libro. E’ esattamente così, perché credo che così sia il mondo reale se con una monetina gli grattiamo la patina argentea col quale lo riverniciamo di continuo. Però vorrei fosse chiaro che non ho grandi verità in tasca e che Romanzo Ignorante non ha presunzione di insegnare niente a nessuno, è poco più di un gioco, ho scritto semplicemente quel che mi sembra di vedere nelle persone che frequento, magari evidenziandone più le debolezze dei pregi. Le mie per prime.

Qual è il tuo rapporto con Torino? E con Biella?

Sono nato e cresciuto a Mosso, un paesino del Biellese, poi mi sono trasferito nel centro di Torino.
Due mondi molto diversi fra loro, e mi sono innamorato di entrambi.
Volendone fare una riflessione che sia degna di un’intervista ti direi che vivendole entrambe mi sono reso conto di come cambiano le cose, insignificanti o serie che siano, se le osservi da punti di vista diversi. Ad esempio… se non hai vissuto una realtà di provincia forse non puoi capire del perché per anni si sia votata la Lega, oppure se non hai passato qualche notte nella movida non puoi capire perché si preferisca vivere dove non si trova mai parcheggio invece di starsene comodamente in campagna, etc
Una delle tante ansie che ho, infatti, è quella di non poter capire i mille punti di vista diversi che esistono nel mondo. Peccato. Magari avendo a disposizione altre vite… chi lo sa.

La mia classica ultima domanda. Ipotizzando una trasposizione cinematografica del romanzo, quali attori ti piacerebbe interpretassero i tuoi personaggi?

Urka che bella domanda. Provo a rispondere e la sparo grossa, tanto non ci sono limiti di budget, giusto?
– Leo, il protagonista-torinese, è Owen Wilson, oppure Ryan Gosling. Fai tu.
– Veronica, la rossa-stronza-sensuale, è Emma Stone.
– Matteo, l’amico geniale-ingestibile, è Ben Stiller
– Dino “Geronimo”, il protagonista-biellese, è Javier Bardem con qualche anno in meno.
– Il Dottor Volkov è Ed Harris, ma anche Anthony Hopkins andrebbe bene…

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