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Cassazione impone al Tribunale di Ivrea di rifare un processo per un canone di depurazione non dovuto

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Alla casa isolata di un utente dell’acquedotto SMAT,  la fognatura non arriva ed è sostituita da una fossa biologica, debitamente autorizzata, e manutenuta a cura dell’utente, secondo le regole e a proprie spese. Benché SMAT non fornisca né il servizio di fognatura e di conseguenza nemmeno quello di depurazione, continua tuttavia ad addebitare in bolletta la quota di depurazione fissata dall’Autorità d’Ambito .

Il Tribunale di Ivrea, al quale l’utente SMAT aveva chiesto giustizia,  non si è dato pena di esaminare il merito della questione e con appigli giuridici vari se ne è lavato le mani senza verificare se fosse giusto far pagare all’utente  un servizio che non riceve, senza pronunciarsi sulla legittimità o meno dei provvedimenti dell’Autorità d’Ambito  a monte delle richieste di SMAT.

È questo che la Cassazione non ammette e con la sentenza n 13580 del 12 ottobre 2018, pubblicata lo scorso 21 maggio, obbliga il Tribunale di Ivrea a rifare il processo assegnandolo a un giudice diverso dal precedente  affinché “verifichi,  esaminando la fattispecie concreta sottoposta al suo vaglio …”  se la quota della tariffa per la depurazione sia dovuta o no alla SMAT.

Il Tribunale, nel rifare il processo, non potrà fermarsi di fronte ai provvedimenti dell’Autorità d’Ambito ma dovrà, come chiarisce la Cassazione, controllare ed esprimersi sulla conformità alla legge dei provvedimenti dell’Autorità d’Ambito e, se illegittimi, dovrà disapplicarli tutelando i diritti degli utenti.

La vicenda è stata segnalata dal Comitato provinciale Acqua Pubblica Torino, che commenta: “Siamo favorevolmente sorpresi da questa sentenza che, una volta tanto, sta dalla parte del cittadino utente di un servizio pubblico, e ci auguriamo che il Tribunale di Ivrea stabilisca finalmente che la tariffa non è un balzello, ma il corrispettivo di un servizio realmente ricevuto”.

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