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Conoscere la mia città – Torino, intervista con Wilma Coero Borga

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Di guide su Torino, se amate la città, ne avrete viste e lette a bizzeffe. Conoscere la mia città – Torino (Alla scoperta della prima capitale del Regno Italico), scritta con evidente amore da Wilma Coero Borga, non è però una guida. Si tratta più che altro di una passeggiata alla scoperta delle vie e delle curiosità cittadine, accompagnati dall’autrice.

Trovate qui la recensione completa del libro, di seguito invece le risposte che l’autrice ha gentilmente dato alle mie domande.

Da cosa è nata la necessità di scrivere questo libro dedicato a Torino?

In questi ultimi anni, dopo la pubblicazione dei miei primi due testi inerenti Pavia e la sua provincia, conoscenti e amici mi hanno chiesto perché non avessi ancora scritto un libro sulla mia splendida città. Ma non raccoglievo, la domanda mi scivolava addosso. Poi circa due anni prima della pubblicazione un mio fan, accanito lettore dei miei libri, durante un incontro casuale, mi ha rivolto l’invito o la preghiera a scrivere ancora. Probabilmente ha fatto sollevare la nebbia che mi ha avvolta negli ultimi anni e il resto è venuto da sé. Ho narrato dei luoghi che mi hanno accolta 25 anni orsono, approfondendo con la ricerca ciò che non sapevo e permettendo ai miei nuovi concittadini di conoscere meglio o ricordare il proprio luogo di origine e mi sono resa conto che anch’io avrei dovuto imparare a conoscere meglio la mia città, che ho lasciato 25 anni fa, prima che potessi capire quanto fosse splendida.

Non è una guida, è più che altro una passeggiata accompagnati passo dopo passo dal tuo racconto. Perchè questa scelta?

Proprio perché io stessa ho dovuto ripercorrere Torino, visitarla, gustarmela e rivivere i miei ricordi di gioventù, la passeggiata mi è sembrato il modo migliore per presentare anche ai futuri lettori, torinesi e non, ciò che ho scoperto e riscoperto e le conseguenti sensazioni ed emozioni che tutto ciò mi ha suscitato. Come giustamente dici tu, non è una guida, ma una narrazione in cui racconto le peculiarità di Torino nella sua interezza, senza tralasciare nulla: dalla storia all’architettura all’arte alla cultura, bellezze paesaggistiche, gastronomia, miti, leggende, curiosità, sport e industrie, senza dimenticare le peculiarità del torinese. Tutto questo prendendo per mano il lettore che, senza quasi accorgersene, visita Torino come se si trovasse lì con me fisicamente.

Cosa ti affascina di più di Torino?

Mi affascina il suo ordine viario, le sue strade perpendicolari le une alle altre che rendono più facile anche percorrerla in auto limitando il rischio di perdersi. Adoro i suoi palazzi che nascondono autentici gioielli di architettura e decori, i suoi portici interminabili, in fondo ai quali c’è sempre una sorpresa: una piazza o un incrocio di vie ed altri porticati che vi conducono. La sua austerità che ricorda il suo passato regale e la cucina con i suoi piatti squisiti e le sue leccornie. Mi affascina la sua atmosfera.

Quali sono invece gli aspetti della città che ami di meno?

Vivendo da 25 anni in provincia di Pavia, qualche differenza l’ho notata. Noi torinesi siamo meno aperti, siamo cortesi e cordiali ma con distacco, abbiamo bisogno di qualcuno, diverso da noi, che ci aiuti a scioglierci e a toglierci di dosso quell’aria aristocratica e l’impressione che diamo d’esser tutti d’un pezzo, retaggio del nostro passato sabaudo.
Qualcuno mi dice che Torino sembra malinconica e triste, forse da quando ci hanno soffiato il titolo di capitale!? Scherzi a parte, forse è un po’ seduta. Abitando vicino a una metropoli come Milano, non regge il confronto in quanto a intraprendenza, versatilità, energia. Senza voler scendere in argomenti di politica, negli ultimi anni ci siamo fatti portar via un po’ di cose: dopo il fallito tentativo del Salone internazionale del libro, che per fortuna a Milano è stato un flop per due anni consecutivi, di recente è toccato al Salone dell’auto. Spero non si vogliano appropriare pure della bagna cauda o dei ravioli del plin!
E noi, nel caso, glielo lasceremo fare? Staremo sempre e solo a guardare?

Come è cambiata Torino negli ultimi anni?

Ha tentato di modernizzarsi. Già dalle olimpiadi del 2006, ha buttato un occhio sul mondo e sul turismo, peccato che poi, dopo ogni successo, torni a sedersi. Ha costruito e rinnovato la stazione di Porta Susa, destinata a diventare primo snodo ferroviario cittadino. Ha provveduto a ristrutturare costruzioni dismesse, creando luoghi d’incontro artistici, letterari e sportivi. Ha da poco rivoluzionato il grande mercato di Porta Palazzo.
Sono aumentate le iniziative culturali e musicali a cui può prendere parte la popolazione di Torino e non.
Sono stati portati alla luce luoghi inaccessibili e dimenticati come il Cisternone, la riserva idrica della Cittadella e il Pastiss che erano pieni di detriti e nascosti sotto terra. Vi invito a calarvi nelle viscere della città perché merita. Poi, di contro, qualcuno, che pare non conoscere abbastanza la metropoli anche se torinese, ha provato alcuni esperimenti fallimentari, come il trasloco della festa di San Giovanni da piazza Vittorio a piazza San Carlo e l’utilizzo dei droni al posto dei fuochi d’artificio. Per fortuna la felicità non si può proiettare, ma sono sicura che qualcuno proverà a ingegnarsi anche su questo!
Per me la novità è stata la nuova metropolitana senza conducente. Ricordo che all’epoca del mio trasferimento a Pavia c’era solo la metro leggera, di superficie! Quest’anno l’ho utilizzata anch’io: dalla stazione di Porta Nuova al Salone del libro al Lingotto, in cinque minuti!
Questo è ciò di cui mi sono accorta non vivendoci più. Mi auguro che non ci siano aspetti troppo negativi che non ho notato e vorrei conoscere quelli positivi che mi sono sfuggiti.

Se dovessi indicare un solo luogo imperdibile al turista di passaggio quale sarebbe?

Mi metti in difficoltà. Provo ad aggirare l’ostacolo. Se si ha a disposizione poco tempo, ad esempio mezza giornata, lo inviterei a percorrere via Roma sino a piazza San Carlo, dove potrebbe prendere un caffè, una cioccolata o un vermuth in uno degli storici Caffè sotto i portici. E poi lo farei proseguire per raggiungere piazza Castello in cui potrebbe scegliere in quale palazzo o chiesa entrare, perché, in ogni caso, non sbaglierebbe.
Se invece avesse a disposizione tutta la giornata, lo inviterei anche a salire al Monte dei Cappuccini per ammirare la Mole e tutta la città in una splendida veduta panoramica e a scendere poi e entrare nel palazzo del Risorgimento: Palazzo Carignano con il suo museo del Risorgimento e il Parlamento Subalpino.
Quanto è difficile scegliere… Questo è un altro pregio di Torino: è tutta bella e interessante, ovunque vale la pena soffermarsi!

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