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Tribunale di Asti: il giudice legge la sentenza ma la difesa non aveva ancora esposto la sua tesi

Pantaleo Romano

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Il tribunale aveva deciso di commisurare una pena a 11 anni di reclusione per un padre accusato di molestie sessuali nei confronti del figlio.

Una storia paradossale quella avvenuta nel tribunale di Asti, una sentenza già decisa prima ancora di ascoltare le tesi della difesa. Quando l’avvocato ha fatto notare l’accaduto stupore e incredulità hanno attraversato l’aula. Successivamente il presidente Roberto Amerio ha stracciato la sentenza per poi astenersi.

A dare la notizia è stata l’associazione degli avvocati penalisti presieduta da Alberto De Sanctis: “Al Tribunale di Asti è accaduto l’incredibile. A conclusione di un processo avviato per accertare se sussiste il reato di violenza sessuale contestato ai genitori nei confronti del figlio minore, inizia la discussione finale nel corso della quale prendono la parola il pubblico ministero, il difensore della parte civile e il difensore di uno degli imputati. La discussione in difesa dell’altro imputato viene rinviata ad altra data. Nel corso di quest’ultima udienza accade l’abnorme paradosso. Il Tribunale in composizione collegiale rientra in aula e anziché dare la parola alla difesa per la programmata discussione rimane in piedi e, in nome del popolo italiano, dà lettura del dispositivo della sentenza che condanna entrambi gli imputati”.

A far notare la gaffe ci ha pensato immediatamente l’avvocato della difesa, il quale:”avrebbe dovuto prendere la parola in difesa del proprio assistito, segnala al Presidente l’”anomalia”. A quel punto il Presidente “straccia” (materialmente) il foglio sul quale era stato scritto il dispositivo appena letto e invita l’avvocato a concludere. A fronte delle perplessità manifestate dal difensore di illustrare e formulare le proprie conclusioni ad un Tribunale che ha già deciso, il collegio si ritira in camera di consiglio e quando rientra in aula dichiara di astenersi” conclude l’associazione di avvocati.

Sul caso arriva anche la dichiarazione della camera penale del Piemonte: “Questi fatti meritano un doveroso e serio approfondimento sotto molteplici profili (verbalizzazione dell’accaduto ad opera del cancelliere d’udienza, condotte poste in essere nel corso di un’udienza pubblica alla quale presenziava un pubblico ministero, etc.) nelle competenti sedi ma sin d’ora ci consegnano la fotografia dello stato della giustizia nel nostro Paese. Non bastava la giustizia “senza tempo”: con la riforma epocale dell’istituto della prescrizione il Parlamento dal 1° gennaio 2020 ha deciso che una sentenza di assoluzione o di condanna può intervenire per qualunque tipo di reato quando vuole, senza alcun limite di tempo dal fatto. Con l’episodio accaduto al Tribunale di Asti si esperimenta anche la giustizia “senza avvocato”: manifestazione abnorme di un clima che quotidianamente serpeggia negli ambienti giudiziari; il desiderio di sbarazzarsi dell’avvocato inutile “orpello” fastidioso che impedisce e rallenta il magistrato nell’esercizio del suo potere”.

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