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Coronavirus, anche il bioparco Zoom e i suoi 300 animali sono in difficoltà: perso il 60% dei ricavi

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Alla luce dell’attuale emergenza sanitaria e nell’ambito delle misure previste dal Governo per il contenimento della diffusione del Covid-19, il Bioparco ZOOM Torino, così come tutte le altre strutture zoologiche italiane, è attualmente chiuso al pubblico.
Al suo interno il team composto da biologi, etologi e veterinari – rispettando le norme e le opportune misure di prevenzione – continua incessantemente a lavorare per il mantenimento degli oltre 300 animali e si occupa quotidianamente delle loro esigenze specifiche: dalle cure veterinarie alla vigilanza sanitaria, dal nutrimento alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli habitat.

Il mantenimento di una struttura come ZOOM ha un costo annuo di oltre 5 milioni di euro, di cui oltre la metà destinati al costo del personale (105 dipendenti in periodo no-Covid-19). Molti dei costi, nonostante la chiusura, non possono essere né ridotti né tagliati come ad esempio quelli per il benessere degli animali dei loro habitat e il consumo energetico, per i quali si
spendono oltre 1,5 milioni. Basti pensare, tra le tante voci, che ogni anno vengono consumate dagli animali 7 tonnellate di carne, 12 tonnellate di pesce, 36 tonnellate di frutta e verdura, 146 tonnellate di fieno.
Per quanto già da settimane siano state adottate tutte le misure possibili per prevenire un risvolto catastrofico – dagli immagazzinamenti di scorte di cibo alla pianificazione del protocollo di lavoro che si attiva in situazioni di emergenza – la gestione quotidiana (svolta con la massima professionalità da personale altamente specializzato) comporta costi molto elevati per strutture che non godono di nessun sostegno economico da parte dello Stato e che rischiano gravi risvolti.
La pandemia è arrivata, inoltre, proprio nel periodo dell’anno più importante, la primavera, che, dopo la chiusura invernale per ragioni climatiche dei parchi all’aperto, è la principale fonte di sostentamento dell’intero anno e che, ormai, non sarà più recuperabile.

“Il comparto dei parchi, visto l’azzeramento dei flussi turistici, delle attività scolastiche e dell’ingresso del pubblico, si trova in una situazione critica – dichiara Gian Luigi Casetta, CEO & Founder ZOOM Torino – ed in funzione dell’evoluzione dell’emergenza potrebbe portare anche al rischio di una chiusura totale. Ci auguriamo che il Governo possa prendere in esame e in considerazione il comparto delle
strutture zoologiche che, oltre a garantire molti posti di lavoro sul territorio (duemila addetti solo nelle istituzioni associate UIZA), ogni anno in Italia genera oltre 3 milioni di visitatori”

Al momento si stimano già perdite molto elevate sia in termini di visite che in termini di fatturato. Nel 2020 si stimava che si potesse arrivare a circa 320.000 visitatori nel Bioparco alle porte di Torino. Invece, se si dovesse riaprire tra giugno e luglio, si avrebbe un calo delle visite che va dal 40 al 60% con una relativa perdita di ricavi per circa il 60%, perdita che inciderebbe pesantemente, principalmente, sul personale fino ad incidere sui costi fissi del mantenimento e della gestione legata al benessere degli animali.
In un’Europa ormai tutta nella medesima situazione di emergenza, la situazione è la medesima anche per le strutture europee e la situazione risulta preoccupante ovunque.

“Personalmente mi reputo pessimista sull’andamento dell’emergenza – continua Gian Luigi Casetta – e penso colpirà duramente tutti i nostri parchi, aziende sane che si sono sempre prese cura degli animali e che ora si trovano in seria difficoltà. A lungo termine rimane l’ottimismo che la coscienza sociale possa finalmente svegliarsi rispetto ai temi legati alla biodiversità e alla salvaguardia ambientale che le nostre strutture da sempre omunicano e fanno vivere in prima persona. Non possiamo dimenticare, infatti, che i bioparchi si prendono cura di un patrimonio zoologico di inestimabile valore e della sua salvaguardia.
Attualmente stiamo beneficiando dei decreti governativi, ma non possiamo dimenticare dell’impegno necessario per il mantenimento e la cura degli animali, animali – che ricordiamo – non sono assolutamente di proprietà delle singole società, ma un patrimonio della comunità che viene affidato alle nostre strutture zoologiche per fini conservazionisti. Facciamo di tutto per garantire il massimo standard di benessere per gli animali e ci auguriamo di poterlo continuare a fare.”

Ai parchi zoologici, infatti, la comunità scientifica internazionale affida l’onere, e l’onore, di custodire un patrimonio comune di inestimabile valore e, proprio per questo, non vengono considerati solo luoghi di svago, ma istituzioni dove si svolgono anche importanti attività di tutela della biodiversità, di salvaguardia di specie protette e/o in via d’estinzione e che contribuiscono alla ricerca scientifica e all’educazione ambientale. Il patrimonio zoologico, tutelato da norme nazionali
ed europee, da specifici contratti di affidamento oltre che da codici etici sottoscritti, non appartiene quindi alle società che gestiscono i giardini zoologici e a cui è affidato. Esso rappresenta un patrimonio di pubblico interesse che, come tale, non è nella disponibilità dei gestori privati.
Le strutture zoologiche rappresentano una delle principali occasioni educative e sociali finalizzate a generare interesse verso le tematiche ambientali e di salvaguardia della biodiversità. Importante anche ricordare che nessun animale viene prelevato in natura; sono tutti nati in strutture zoologiche dove vengono ospitati per fini conservazionisti, soprattutto considerando che la
maggioranza di essi appartiene a specie ad elevato rischio di estinzione e costituisce l’ultima concreta speranza di conservare integra la biodiversità del Pianeta. L’augurio è quello che non venga perso un patrimonio genetico e sociale che potrà essere fautore di cambiamento, rinnovamento e nuova ripartenza dopo la pandemia.

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