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Fondazione De Agostini e Università degli Studi di Torino presentano un programma di sostegno allo studio a distanza

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Curare la fragilità educativa, aggravata dall’attuale emergenza sanitaria, con un programma di sostegno allo studio a distanza. Questo l’obiettivo di “compiti@casa”, il progetto promosso dalla Fondazione De Agostini in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, che ha preso avvio oggi a Milano, Torino e Novara e rivolto agli studenti della scuola secondaria di primo grado con difficoltà di apprendimento.

La povertà educativa è uno dei principali fattori che produce diseguaglianze: i più colpiti sono i bambini e gli adolescenti che vivono in contesti sociali difficili a rischio di povertà assoluta, situazione in cui in Italia si trova attualmente il 12% dei minori (dati Istat 2019). Un disagio economico che si traduce spesso in divario educativo: i ragazzi in situazioni economiche difficili hanno meno opportunità di realizzazione personale e di successo scolastico rispetto ai loro coetanei con situazioni economiche migliori.
A seguito della pandemia Covid 19 inoltre più di 8,5 milioni di studenti sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica, aggravando ulteriormente le disuguaglianze di base.

A questa situazione si sono sommate le difficoltà che la didattica a distanza (DAD) ha generato: difficoltà di accesso ad internet, mancanza di device appropriati, spazi domestici insufficienti per lo studio, analfabetismo digitale delle famiglie incapaci di assistere i figli in questa nuova modalità di apprendimento. La DAD ha tuttavia messo in evidenza anche potenzialità, che possono continuare oltre l’emergenza: un rapporto diretto con gli insegnanti al di fuori dell’orario scolastico, una programmazione didattica più individualizzata, l’accesso a strumenti multimediali prima poco utilizzati, l’uso del web per la condivisione di contenuti educativi.

“Compiti@casa” è un progetto di sostegno ai ragazzi più fragili che vuole offrire una risposta ai bisogni educativi attraverso il supporto allo studio a distanza, coinvolgendo gli studenti universitari in qualità di tutor.
Questa iniziativa consente da un lato di sfruttare il salto tecnologico che i ragazzi stessi sono stati in grado di conseguire durante l’emergenza e, dall’altro, vuole aiutarli a colmare le difficoltà che continuano a sperimentare nei loro percorsi scolastici.
Il progetto, svolgendosi interamente online, può inoltre garantire ai ragazzi la continuità educativa in un anno scolastico caratterizzato dall’incertezza e da continue interruzioni nell’apprendimento.

Gli studenti coinvolti sono 100 (dagli 11 ai 13 anni), frequentanti la prima e la seconda classe di scuole secondarie di primo grado di tre istituti “pilota” a forte caratterizzazione multietnica e collocati nei quartieri periferici delle tre città: I.C. Renzo Pezzani di Milano (zona Corvetto); I.C. Leonardo da Vinci-Frank di Torino (Zona Falchera); I.C. Rita Levi Montalcini di Novara (quartiere di Sant’Andrea).

Il progetto offre sostegno nell’apprendimento dell’italiano, della matematica e delle discipline scientifiche mediante un’attività di studio pomeridiano di quattro ore settimanali (due per l’area umanistica, due per quella scientifico-matematica) a partire dal secondo quadrimestre. Le attività – che dureranno 15 settimane per un totale di 6.000 ore di assistenza – sono svolte a distanza utilizzando una piattaforma digitale progettata e sviluppata dall’Università degli Studi di Torino per video lezioni in sincrono e per la condivisione dei contenuti interattivi.
Tutti gli appuntamenti si svolgono in rapporto uno a due (un tutor universitario/due alunni) oppure uno a uno, a seconda delle necessità, e vedono il coinvolgimento di 54 studenti (27 per l’area umanistica, 27 per l’area scientifico-matematica) dell’Università degli Studi di Torino, selezionati tramite un bando e opportunamente preparati attraverso un percorso di 500 ore di formazione.

Uno dei punti di forza del progetto è proprio la stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, nella persona della professoressa Marina Marchisio, Ordinario di Matematiche Complementari, che svolge da anni ricerche nel campo della Digital Education e coordina numerosi progetti di ricerca e didattica sul tema, anche presso il MIUR. La professoressa Marchisio, insieme al prof. Andrea Balbo del Dipartimento di Studi Umanistici, alla prof.ssa Barbara Bruschi del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione e a due borsiste dell’Università, si occupa della selezione, della formazione e del coordinamento dei tutor, nonché della formazione dei docenti delle scuole che partecipano all’iniziativa.

Nel progetto anche gli istituti scolastici diventano soggetti attivi, segnalando i ragazzi in difficoltà attraverso i docenti (4 per ogni istituto, 12 in totale), che sono a loro volta coinvolti in un percorso di formazione per 120 ore complessive e di verifica periodica dell’iniziativa.
Anche le famiglie sono parte attiva, attraverso la sottoscrizione di un patto formativo con la scuola di appartenenza.

Gli obiettivi del progetto possono essere così sintetizzati:

Aiutare nella prevenzione delle situazioni di fragilità a rischio disperione scolastica;
Contribuire a colmare il digital divide che la situazione di emergenza sanitaria ha
amplificato;
Promuovere il successo formativo di alunni in difficoltà che, a causa di problematiche personali, culturali o sociali, partono già da una condizione di svantaggio.

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