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Al Gradenigo di Torino asportato tumore all’osso sacro su paziente sveglia di 81 anni

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Un complicato tumore dell’osso sacro rimosso dopo un intervento di Chirurgia vertebrale eseguito con la sola anestesia spinale e peridurale su una paziente di 81 anni. È accaduto nei giorni scorsi all’ospedale Humanitas Gradenigo di Torino: il tumore osseo metastatico coinvolgeva l’osso sacro e determinava la compressione di importanti strutture nervose deputate al movimento degli arti inferiori e al controllo degli sfinteri, le anestesie regionali praticate in sala operatoria hanno consentito alla paziente di rimanere vigile durante tutta la procedura e di essere perciò parte attiva del suo stesso intervento.

A eseguire il delicato intervento, durato circa un’ora e mezza, sono stati il dottor Marco Bozzaro e il dottor Fabio Cofano, neurochirurghi, assieme all’équipe anestesiologica composta dalla dottoressa Laura Ceretto e dal dottor Luigi Laudari.

«La paziente non era più in grado di mantenere la stazione eretta né di assumere la posizione seduta a causa di una lesione che aveva interessato buona parte dell’osso sacro e determinato un importante dolore e un forte rischio di paralisi motoria nel breve termine», spiega il dottor Bozzaro, responsabile di una delle équipe di Chirurgia Vertebrale di Humanitas Gradenigo. Poiché la patologia tumorale comprendeva anche un interessamento polmonare, l’anestesia generale comportante l’intubazione era stata giudicata ad altissimo rischio: il buono stato di salute generale della paziente ha tuttavia suggerito al team multidisciplinare formato dai neurochirurghi e dagli anestesisti nonché dal dottor Lucio Buffoni, responsabile dell’Oncologia dell’ospedale, di intervenire utilizzando l’anestesia spinale ed evitando alla paziente la rinuncia a ogni possibilità di trattamento.

La strategia adottata ha avuto successo e l’intervento è riuscito, tanto da consegnare alla paziente la possibilità di migliorare la sua qualità di vita e di proseguire l’iter terapeutico. «Abbiamo optato per l’anestesia spinale riuscendo a ottenere una decompressione circonferenziale di tutte le strutture nervose interessate – prosegue il dottor Bozzaro -. Abbiamo quindi effettuato una fissazione strumentata che ci ha permesso, di fatto, di bypassare l’osso sacro dal carico meccanico poiché abbiamo posizionato i mezzi di sintesi tra la quarta vertebra lombare, la quinta e il bacino».

«Oggi la chirurgia spinale oncologica si giova di una nuova filosofia di trattamento rispetto anche solo a dieci anni fa – aggiunge il dottor Cofano, autore di numerose pubblicazioni internazionali riguardanti l’ambito -. Intervenendo per tempo, è in grado, attraverso strategie sempre meno invasive e per mezzo di importanti innovazioni tecnologiche, di preservare o ripristinare l’integrità meccanica e neurologica della colonna vertebrale».

«L’anestesia combinata spinale-epidurale sequenziale – afferma la dottoressa Ceretto – è una metodica che abbiamo già utilizzato in pazienti “fragili” per gli interventi di chirurgia generale. Nel caso della chirurgia vertebrale siamo limitati dalla posizione prona assunta sul tavolo operatorio, ma un adeguato confronto con i colleghi neurochirurghi e oncologi ci ha convinto della possibilità di esecuzione. Il counseling multidisciplinare pre-operatorio ha fatto sì, inoltre, che la paziente giungesse all’intervento giustamente motivata e informata».

«“Together Everyone Achieves More” è il significato dell’acronimo TEAM – osserva infine il dottor Buffoni -. Vuol dire che l’unione fa la forza ed è un concetto che ben definisce i vantaggi del lavoro multidisciplinare. Il caso della nostra paziente ne è ancora una volta l’esempio pratico».

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