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Cronaca

Il segretario del Pd di Torino Mimmo Carretta positivo al Covid: non chiamatela influenza

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Il segretario del Pd torinese Mimmo Carretta è positivo al coronavirus Covid. E’ stato lui stesso ad annunciarlo questa mattina con un post molto intenso su Facebok, comunicando di essere ormai in via di guarigione:

“Intanto, fatemelo dire, il virus è una montagna di merda. Devono saperlo tutti, Il virus è una montagna di merda.
Se quando arriva non peschi dal boccione il bigliettino con su scritto “asintomatico”, piombi nel purgatorio dell’incertezza. Da quel momento, il virus entra nella testa e non ti lascia pensare ad altro perchè inizia a batterti dentro come un martello. Si infila nella ossa e te le fa vibrare come canne sbattute dal vento. Si intrufola nel naso e nella gola come schiuma isolante. Ti tramortisce il palato fino al punto in cui non riesci più a distinguere la merda dalla cioccolata, la varichina dal barolo. Ti prende a randellate nella schiena, ti colpisce alle ginocchia e quando vai a letto è li che ti aspetta, come sabbia tra le lenzuola.
Poi, se va bene, va via e allora pensi che in fondo è stata solo una brutta influenza. Ma non è così, perché ti lascia cicatrici nella testa profonde e belle spesse. Già, influenza, una semplice influenza. Ma vallo a spiegare a chi piange i propri cari, a chi è ancora infognato dentro a calciare via la sabbia. Vallo a spiegare a chi abbassa saracinesche, a chi ha perso il lavoro, a chi ci cascherà “come dentro una corrida, intrappolati tra melassa e baraoda”. Vallo a spiegare ai bambini che hanno visto sbarrare i portoni delle loro scuole, o agli operatori del mondo della cultura, del turismo, dello sport, del commercio. Vallo a spiegare agli operatori sanitari, vallo a dire a loro che è una “semplice” influenza.

La verità è che ci vorrebbe un gigantesco grandangolo per inquadrare la vastità di questo sconquasso che colpisce tutti e dove tutti sono diventati testimoni diretti di questa semplice influenza che sta facendo battere i denti al mondo da più di un anno.
Ecco, io quelle cicatrici le ho nella testa. È ancora qua ma sto meglio e, a botte di culo e con le giuste cure e attenzioni, mi sto trasformando in un numerino da mettere nella colonnina a sinistra, quella dove, nei nostri bilanci giornalieri, annotiamo le cose buone. Ma basta volgere lo sguardo oltre la linea tracciata con righello per scorgere il baratro, l’incertezza, la paura. È un attimo, sottile come una riga sul foglio, appunto.
Ma almeno non chiamiamola semplice influenza. I’m back (quasi)”

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