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I vigili del fuoco di Torino ricordano l’intevento per salvare la Sindone dall’incendio della cupola del Guarini

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A 24 anni di distanza dall’incendio che distrusse la cupola della Cappella del Guarini nel Duomo di Torino, era la notte tra l’11 e il 12 aprile, il comando provinciale dei vigili del fuoco ricorda l’intervento dei sui uomini:

Esattamente ventiquattro anni fa, ad oggi, Torino si svegliò sotto un denso manto di angoscia ed apprensione.
Nella notte un violento incendio distrusse il gioiello barocco della Cappella della Sindone, l’ala ovest del Palazzo Reale e messo a serio rischio l’integrità del sacro Lino.
Nel cielo persisteva il fumo dell’incendio e decine di vigili del fuoco ancora si aggiravano tra le macerie dell’incendio, le briciole dei preziosi marmi neri di Frabosa e il groviglio di tubi innocenti che come un’immensa cappa, opprimevano l’intera cappella, i suoi gruppi marmorei e soprattutto il gioiello dell’altare del Bertola, quello che un tempo conteneva la teca con la Sacra Sindone.

Ognuno dei vigili del fuoco presenti aveva un preciso compito in quello scenario di dolore. Chi spegneva gli ultimi focolai, chi ispezionava ogni centimetro, ogni pertugio alla ricerca di eventuali tracce che potessero avvalorare una tesi piuttosto che l’altra, chi scrutava le strutture ancora calde per percepire ogni millimetrico movimento di ciò che rimaneva della meravigliosa cappella e chi vagava con una macchina fotografica per fissare per sempre quello scempio prodotto dall’insipienza umana, mentre tutt’intorno, all’esterno, sbigottita si muoveva un’interminabile via vai di torinesi, venuti non per un mero gusto voyeuristico, ma semplicemente in una forma di doveroso omaggio all’edificio e al suo significato, quasi al pari dell’omaggio che si fa ad un caro estinto.

Gli specialisti del nucleo NSS (oggi SAF, Speleo Alpino Fluviale) insieme agli operatori del Centro Documentazione Video rimasero per oltre un mese su quella meravigliosa macchina architettonica che era la cappella disegnata dal geniale “ingegnere ducale” Guarino Guarini, modenese di nascita e torinese d’adozione. Un mese durante il quale realizzai centinaia di immagini per testimoniare l’avanzata dei lavori di messa in sicurezza.
Nessuno all’infuori di loro poteva salire lassù a decine di metri di altezza e allora quelle immagini fotografiche, che si accompagnavano a quelle filmate, rappresentavano per coloro i quali erano a terra, l’occhio, la visione di quanto accadeva lassù tra i morbidi costoloni e gli enormi finestroni che fanno della struttura un prezioso tesoro architettonico.

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