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Greepeace e Recommon in azione contro Intesa Sanpaolo: “È la banca italiana che più alimenta l’emergenza climatica

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Questa mattina attiviste e attivisti di Greenpeace e ReCommon a Torino hanno simbolicamente chiuso 11 filiali di Intesa Sanpaolo – la più grande banca italiana, tra le prime trenta a livello mondiale – colpevole di investire ancora in gas, petrolio e carbone, principali responsabili della crisi climatica in corso.

Attiviste e attivisti delle organizzazioni ambientaliste hanno protestato utilizzando anche adesivi raffiguranti persone che denunciano le politiche sbagliate del gruppo torinese, per rispettare in questo modo le norme di sicurezza legate al Covid-19. Facendo comunque arrivare un chiaro messaggio al gruppo bancario alla vigilia dell’Assemblea dei soci che si terrà anche quest’anno a porte chiuse, nonostante tanti altri attori finanziari europei abbiano garantito possibilità di partecipazione da remoto.

Greenpeace e ReCommon pubblicano inoltre oggi lo studio – “Una bancainsostenibile: Intesa Sanpaolo contro il clima, l’ambiente e le comunità” – che pone l’accento su tutti i legami finanziari che la banca ha con il settore dei combustibili fossili.

Il gruppo di Corso Inghilterra è riuscito a fare breccia nell’immaginario collettivo come banca sostenibile e al servizio dei territori: niente di più distante dalla realtà. Nel solo 2020 si è esposto nei confronti del settore fossile per 5,4 miliardi (2,7 miliardi di euro di finanziamenti e 2,7 miliardi in investimenti). Intesa ha inoltre preso impegni deboli sul settore del carbone, che rischiano di prolungare i legami della banca perfino con il più inquinante dei combustibili fossili. Tutto questo mentre fornisce un supporto incondizionato a petrolio e gas, soprattutto in relazione allo sfruttamento dell’Artico.

«Nel suo portfolio, Intesa può vantare clienti che alimentano la devastazione della regione artica, già fortemente compromessa dalla crisi climatica, e del Permian Basin negli Stati Uniti, la più importante area di produzione di idrocarburi, vera e propria bomba climatica dei nostri giorni», commenta Simone Ogno, campagna finanza e clima di ReCommon. «Ci sono poi investimenti di piccola e media entità in quelle società che, attraverso le proprie infrastrutture fossili, stanno gravando sulle comunità più ai margini negli Stati Uniti e in Canada».

Infine Greenpeace Italia, ReCommon, Extinction Rebellion e Fridays for Future hanno consegnato simbolicamente questa mattina a Intesa – durante un presidio autorizzato tenutosi davanti al quartiere generale del gruppo – il premio come “Banca nemica del clima numero 1 in Italia”. Le associazioni hanno voluto sottolineare la differenza tra le comunicazioni di Intesa – tinte di verde e in apparenza attente all’ambiente – e i fatti, che invece risultano neri come carbone e idrocarburi.

«Intesa Sanpaolo è un vero e proprio campione di greenwashing» dichiara Luca Iacoboni, responsabile Energia e Clima di Greenpeace. «Mentre in Italia si vedono sempre più frequenti e pesanti le conseguenze dell’emergenza climatica sotto forma di alluvioni, siccità e altri fenomeni climatici estremi, la più grande banca nazionale contribuisce ad aggravare la crisi climatica, continuando a investire su gas, petrolio e carbone. Tutto questo mentre riempie tv, giornali e social media di pubblicità “green”, ingannando di fatto prima di tutto i suoi stessi clienti», conclude Iacoboni.

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