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Il Presidente del Comitato Piemonte della FederNuoto scrive ai sindaci: situazione piscine insostenibile

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Ancora una volta il Presidente del Comitato Regionale Piemonte e Valle D’Aosta della Federazione Italiana
Nuoto, Gianluca Albonico, si fa portavoce della catastrofica situazione degli impianti natatori. Albonico, con
la sottoscrizione di diversi enti di promozione e 5 federazioni, indirizza una lettera ai Sindaci dei comuni dei
molti impianti natatori, chiedendo aiuto per i gestori dei medesimi, messi in ginocchio dalle restrizioni dovute
alla pandemia Covid-19 e dal caro delle bollette.

“Caro Sindaco,
riceve questo nostra richiesta di aiuto in quanto la sua amministrazione negli anni ha avuto la sensibilità
sportiva nel credere che un impianto natatorio sia necessario, utile, indispensabile per la propria collettività
dotando il proprio comune di una piscina coperta.
Le piscine rappresentano un patrimonio pubblico non solo economico ma soprattutto sociale, rappresentano
un polo aggregativo dalle caratteristiche uniche, sono frequentate da numeri elevatissimi di utenti
provenienti da tutte le fasce di età e tutte le fasce sociali. Hanno progetti in essere con le scuole, con i centri
disabili, i centri anziani, università della terza età, SUISM, centri di recupero, utenti del nuoto libero, master,
scuola nuoto e diverse attività dello sport di base e agonistiche legate ad almeno cinque federazioni Sportive
(FIN-FINP-FITRI- FIPSAS-FIPM) ed a numerosi ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA.

La storia di questi impianti vede negli ultimi trent’anni un sostanziale passaggio da gestioni dirette del
comparto pubblico verso delle gestioni di società private di cui la maggioranza sono società sportive i cui utili
hanno contribuito alla crescita di tanti atleti e alla divulgazione dello sport di base per migliaia di sportivi. Lo
sport in Italia si pratica attraverso le società sportive. Negli anni le condizioni contrattuali sono mutate, merito
soprattutto dell’aumento di utenti verso queste attività. Si è arrivati in moltissimi casi alla totale gestione
degli impianti da parte del privato, manutenzioni comprese, a volte anche con investimenti impiantistici
sostanziali. Questo è stato possibile grazie alla crescita dei numeri di frequentatori degli impianti, agli utenti
del nuoto libero, alle scuole nuoto, allo sport di base, allo sport agonistico, alle scuole. Grazie anche al lavoro
svolto dai gestori.

Oggi la pandemia ha portato ad una riduzione di questi numeri del 40/50%, con limitazioni in fatto di capienza
impianti fino a poco tempo fa del 70%, oggi del 50% (dove ci stavano 10 persone oggi ce ne possono stare 5).
In questi lunghi mesi di lock down (oltre 300 giorni di chiusura completa) i gestori delle piscine hanno pagato
energia (luce, gas e acqua) senza la possibilità di svolgere attività su impianti di proprietà pubblica. Anche se
i consumi sono stati ridotti i costi fissi hanno inciso pesantemente e le manutenzioni e la conduzione affinché
non ci siano stati deperimenti degli impianti è stata molto onerosa.

Purtroppo, queste difficoltà sono avvertite in maniera drammatica da quei gestori che hanno a proprio carico
tutte le utenze, cha hanno operato investimenti sugli impianti sottoscrivendo mutui, che hanno impianti con
bacini di utenza ridotti da mandare avanti, che hanno oltretutto tariffe imposte dal comparto pubblico.
Oggi a tutto questo si aggiunge il caro energia con aumenti delle utenze elettriche e termine in percentuali
devastanti dal 70 al 100% di rincari sul costo totale delle bollette. Le piscine sono impianti energivori per
eccellenza e questa situazione, se non si interviene immediatamente, porterà al default la maggior parte
delle strutture. Molti impianti chiuderanno e le amministrazioni purtroppo si ritroveranno a gestire delle
situazioni molto complicate. Oltre che il gravissimo danno per la perdita di anni di lavoro, di professionalità,
di servizi sociali e sportivi consolidati sul territorio, ci saranno ripercussioni pesanti anche sul patrimonio
impiantistico pubblico. Una piscina chiusa ha un deperimento strutturale e tecnologico velocissimo, dopo
mesi di chiusura ha bisogno di interventi pesantissimi in termini di manutenzione. Il Piemonte ha un
patrimonio impiantistico natatorio di oltre 150 milioni di euro.

I ristori ricevuti sono stati pari a qualche migliaio di euro, quelli messi in atto dallo stato hanno tenuto conto
solo del bilancio commerciale che in una società sportiva rappresenta il 20-30% del volume espresso.
Assolutamente non sufficienti per volumi di costi così alti. Purtroppo, oggi le cifre dei passivi da sopportare
sono su importi maggiori di 100.000 euro/anno.

Il nostro appello alle vostre amministrazioni è quello di aiutarci a rappresentare tutto questo alle istituzioni,
istituendo un fondo per calmierare gli aumenti energetici ed istituire un tavolo di confronto con la Regione
Piemonte sulla base di scelte già operate da altre regioni (una su tutte la Sardegna). Non lasciamo che questo
patrimonio si disperda, il Piemonte ha milioni di utenti nelle piscine, non lasciamo chiudere realtà che
svolgono servizi di eccellenza sul territorio.”

Queste sono le parole nella lettera del Presidente Albonico, che invita tutti a contribuire condividendo questo
contenuto sui social utilizzando #salviamolepiscine.

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