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Come aumentare la resa della cannabis autofiorente

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Sono sempre di più le persone che decidono di avvicinarsi al mondo della coltivazione della cannabis. Entrando nel vivo di questo panorama, non si può non chiamare in causa la popolarità dei semi autofiorenti. Non fotoperiodici indi in grado di crescere soprattutto sulla base dell’età, sono adatti sia ai principianti, sia a chi ha poco spazio in casa o sul balcone. Quali sono i consigli da seguire se si punta, comprensibilmente, a ottenere delle rese soddisfacenti? Nelle prossime righe di questo articolo, ne abbiamo elencati alcuni.

Non trapiantare

Nei casi in cui si ha a che fare con la cannabis fotoperiodica, il trapianto graduale è un approccio raccomandato. La situazione delle autofiorenti è diversa. In tale frangente, infatti, si parla di piante con un ciclo di crescita molto breve. Lo stress del trapianto, è in grado di compromettere un equilibrio già di suo delicato e portare alla crescita di piante più piccole del normale e poco rigogliose. Alla luce di ciò, a chi punta a una resa ottimale si consiglia di evitare di rinvasare.

Non esagerare con i fertilizzanti

Nel momento in cui ci si approccia alla coltivazione di cannabis autofiorente, è necessario farsi trovare pronti a esigenze specifiche per quel che concerne i fertilizzanti. Non dimentichiamo che parliamo di piante che crescono molto rapidamente e, di riflesso, hanno necessità più basiche rispetto alle fotoperiodiche.

Guardando nello specifico alle peculiarità del terriccio, rammentiamo che il mi di base consigliato più spesso è quello che vede in primo piano torba, perlite, vermiculite e compost. Se si esagera da subito con i nutrienti, il rischio è quello di compromettere fortemente l’equilibrio delle piante. La cosa migliore da fare è andare per gradi, partendo con quantità di azoto, fosforo e potassio ridotte, così da vedere come rispondono le piantine.

Uno schema spesso chiamato in causa è quello del 3 – 1 – 2 (3% di azoto, 1% di fosforo, 2% di potassio).

Per amor di precisione, sottolineiamo che i nutrienti appena elencati sono i principali, ma non gli unici. Per crescere, infatti, le piante di cannabis autofiorenti hanno bisogno anche di minerali come il calcio e il ferro, senza dimenticare rame e zinco.

Ciclo di luce 18/6

Anche se, come già accennato, le piante autofiorenti di cannabis crescono sulla base dell’età e non dei cicli di luce, questi ultimi non devono certo essere messi in secondo piano. In seno alla comunità dei breeder, è acceso un fervente dibattito in merito alla scelta più giusta da questo punto di vista. La maggior parte degli esperti concordano in merito ai vantaggi dello schema 18/6 (applicabile ovviamente in contesti indoor).

Lo si può scegliere fin da subito, ossia quando ci si trova davanti allo stadio di plantula, e portarlo avanti fino al raccolto.

Attenzione al pH

Quando si parla di consigli per ottimizzare la resa delle piante di cannabis autofiorente, un doveroso cenno va dedicato al pH, un fattore che è fondamentale tenere d’occhio. Quali sono i parametri ideali? Tutto dipende da dove si decide di far crescere le piantine. Nel caso di coltivazione nella terra, il range perfetto è quello compreso tra 6 e 7. Nelle situazioni in cui, invece, le piante di cannabis crescono in altri substrati, l’ideale è mantenerli tra 5,5 e 6. Quest’ultima opzione rappresenta l’ideale anche quando si ha a che fare con la cannabis coltivata con metodo idroponico.

Il momento giusto per stoppare la fertilizzazione

Quando si apre la parentesi dei suggerimenti per massimizzare la resa delle proprie coltivazioni di cannabis, è bene soffermarsi anche sul tema dello stop alla fertilizzazione. In quale momento è meglio cessare la somministrazione di nutrienti alle piante? La maggior parte degli esperti sono concordi sul fatto di smettere una o due settimane prima di procedere con la raccolta vera e propria.

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