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Cultura

Rosso diretto, intervista con Orazio Di Mauro

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Avete mai incontrato un giallo che cominci nel pieno del derby tra Toro e Juve? E’ il caso Rosso Diretto, di Orazio Di Mauro, Neos Edizioni, che non solo prende spunto dal derby ma è incentrato totalmente sulle due squadre di Torino.

Durante la partita un fallaccio di un difensore della Juve causa un serio trauma all’attaccante del Toro: rosso diretto, appunto. Potrebbe tutto finire lì ma nei giorni successivi il difensore autore del fallo scompare. La polizia deve risolvere il caso prima che gli animi in città si scaldino. Trovate qui la recensione del libro.

Orazio Di Mauro, un giallo incentrato sul derby di Torino. Come è nata questa idea e non è curioso che, in un Paese così amante del calcio, i romanzi ambientati in questo mondo siano in effetti pochini?

E’ sembrato curioso anche a me che il calcio sia trattato pochissimo nei romanzi, probabilmente gli editori pensano che solamente i maschietti siano interessati all’argomento e considerano scarse la probabilità di venderlo all’altra metà del cielo. Ma forse questa è solo una mia personale illazione e, fortunatamente per me, la Neos Edizioni ha pensato diversamente.
Comunque, da buon bastian contrario, ho deciso di ambientarlo nel mondo del calcio torinese perché lo considero un ambito fortemente passionale dove l’irrazionalità del tifo può dare l’avvio a una storia che, partendo da un fallaccio nel corso del derby, ha sviluppi imprevedibili.

Nella tua storia abbiamo un giovane cronista ed un giovane poliziotto che collaborano. Ci racconti i due personaggi?

I due personaggi rappresentano i due percorsi paralleli su cui si snoda il racconto: la razionalità del poliziotto Carlo Zoggia che segue i tradizionali metodi di indagine e l’imprevedibilità del cronista Michele Asti che ha intuizioni decisive per la soluzione dell’enigma. Soluzione che, come ci insegnano i classici della letteratura gialla, deve essere tanto logica quanto imprevedibile.

Nel romanzo mischi fatti di cronaca (i ricatti dei tifosi della Juve alla società) con ovviamente la storia che hai voluto raccontare. Come hai organizzato la struttura del romanzo?

“Rosso diretto” è stato la mia prima esperienza con un giallo e ha richiesto una conoscenza dei metodi investigativi e giudiziari, per questo motivo mi sono avvalso della consulenza di un ex dirigente di polizia, di un amico avvocato penalista ed anche di due amici giornalisti con i quali ho avuto modo d’indagare il sottobosco del tifo cittadino. E questa è stata la parte più stimolante (e divertente) del lavoro di documentazione.

Tutto è ambientato nel mondo del calcio, con particolare attenzione alle tifoserie, entrando anche nei territori più duri di questo mondo. Non ti ha “spaventato” rischiare di far passare, nel racconto, l’una o l’altra fazione per quella dei “buoni” o dei “cattivi”?

Ovviamente tutti i personaggi e tutte le vicende che riguardano i tifosi “normali” e quelli un poco più “vivaci” sono frutto della fantasia dell’autore e così buoni e cattivi vivono nel mondo illusorio dell’invenzione letteraria.

L’ultima domanda è inevitabile: nel derby di Torino da che parte ti schieri?

Consentimi di rigirarti la domanda: dopo aver letto il libro, secondo te, l’autore è un torinista o un gobbo?

Io un’idea me la sono fatta, ma a questo punto lascerei che i lettori se ne facciano una propria…

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