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Cronaca

Torino, detenuto nasconde una lametta in bocca e ferisce due agenti

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Ennesima aggressione nel carcere di Torino. Gli agenti della polizia penitenziaria hanno sorpreso un detenuto che nascondeva in bocca una  lametta; invitato a consegnarla ha aggredito l’agente e un collega: il primo ha riportato la distorsione di una caviglia, il secondo contusioni al polso.

Lo denuncia il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziari. Che spiega:  “Non ci sono più parole per definire le condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria. La situazione è a dir poco drammatica – dice ora il Sappe. – Le aggressioni sono all’ordine del giorno e, nonostante le innumerevoli denunce del Sappe tutti stanno a guardare e ad aspettare – sottolinea segretario piemontese del sindacato Vicente Santilli – ora veramente basta, la Polizia Penitenziaria chiede aiuto alle istituzioni affinché si ponga rimedio a questo scempio”.

“Il Sappe – aggiunge il segretario generale, Donato Capece – denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario”.

“Ma servono anche più tecnologia e più investimenti – prosegue Capece – la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose. I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare ad ogni piè sospinto, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam“. Come dimostra l’ultimo episodio del detenuto marocchino con la lametta in bocca.

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