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Cronaca

Detenuto si toglie la vita nel carcere di Torino inalando gas da una bomboletta

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Un detenuto di 27 anni è morto ieri sera nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino in seguito all’inalazione del gas da alcune bombolette. Il compagno di cella è stato trovato privo di conoscenza e portato all’ospedale Maria Vittoria, da cui è già stato dimesso.

Al momento non è chiaro se si sia trattato di un doppio tentativo di suicidio o di un incidente.

“Attendiamo gli esiti delle indagini, ma nel caso fosse confermato il suicidio credo che tragedie come queste siano inaccettabili e, almeno in grossa parte, evitabili. Occorre rivoluzionare davvero le carceri italiane, applicare la Costituzione che le ha pensate come luogo di redenzione e di recupero e non come un inferno dal quale si è disposti a togliersi la vita per “scappare””. E’ amareggiata ed addolorata l’assessore regionale alla Famiglia, Chiara Caucino, di fronte alla notizia della morte, per presunto suicidio, di un detenuto di 27 anni, spirato ieri sera, nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, dopo aver inalato, secondo una prima ricostruzione, alcune bombolette del gas. E’ andata meglio al compagno di cella, trovato privo di sensi e trasportato all’ospedale, fortunatamente non in pericolo di vita.

E anche se le indagini per capire se si è trattato di un incidente o se i due abbiano cercato di togliersi la vita sono ancora in corso, l’assessore regionale approfitta per rimarcare quanto aveva già sottolineato nel suo saluto nel convegno, organizzato il 21 febbraio, proprio sul tema dei suicidi in carcere.

“Aspettiamo che gli inquirenti facciano chiarezza – precisa Caucino – ma in ogni caso bisogna ribadire ancora una volta che i suicidi in carcere rappresentano un’emergenza sociale: parlo di emergenza perché è quella che descrivono i numeri. Solo nel 2022 le persone che si sono tolte la vita negli istituti detentivi italiani sfiorano l’ottantina. Ma il dato più toccante è che il 53% dei casi di morte dietro le sbarre avviene proprio per suicidio (percentuale più alta da quasi 100 anni), il che rende l’idea della gravità del fenomeno e della necessità di intervenire, tutti insieme, per individuare e mettere in pratica soluzioni che possano prevenire questa situazione da Paese non ancora del tutto civile”.

Soltanto in Piemonte nel 2022 si sono registrati 4 suicidi nel carcere Lorusso e Cotugno delle Vallette e uno a Saluzzo. Ragazzi, ma anche uomini maturi, che non ce l’hanno fatta a sopportare il fardello che stavano faticosamente portando. L’ultimo a novembre, un signore di 54 anni. A luglio si era impiccato un pachistano: ad agosto un 24enne, nato in Brasile, mentre il 28 ottobre scorso si è tolto la vita, impiccandosi, un gambiano. Poi c’è il caso di Saluzzo dove, nella sezione di alta sicurezza, a togliersi la vita è stato un uomo di 64 anni.

“Accompagnamento sanitario e sociale, inclusione, rieducazione. Sono queste, a mio parere, a grandi linee le ricette per prevenire tali tragedie. Ma è difficile metterle in pratica in carceri concepite per una capienza decisamente inferiore a quella attuale. Per non parlare della mancanza di personale. Tutto questo deve finire” – conclude Caucino.

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