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Cronaca

Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio, questa mattina l’udienza per sospendere l’abbattimento

Si attende ora la sentenza che perverrà via pec agli avvocati.

Redazione Quotidiano Piemontese

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Torino – Questa mattina si è tenuta l’udienza per il ricorso d’urgenza, davanti al giudice ordinario, in merito al progetto del comune di Torino di abbattimento di 241 aceri situati in Corso Belgio.

Si attende ora la sentenza che perverrà via pec agli avvocati.

Il comitato ha stilato un primo bilancio dell’azione legale portata avanti dai residenti di Vanchiglietta.

Al di là della questione tecnica riguardante la giurisdizione, ovvero la scelta di ricorrere di fronte a un giudice ordinario dettata dalle circostanze di urgenza nel frapporsi al progetto per Corso Belgio, sono stati toccati alcuni aspetti interessanti che, come sottolineato dallo stesso giudice, oltrepassano il confine dell’ambito legale per diventare vere e proprie questioni politiche. Infatti, il ricorso agito dal Comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio si fonda sul tema della salute, sul valore ecosistemico delle alberate, sulla messa a critica del concetto di riqualificazione urbana che concepisce “il verde cittadino” come un orpello puramente estetico negandone la sua funzione in termini di vivibilità ed ecosostenibilità.

Messa di fronte a due mesi di resistenza al progetto, l’amministrazione comunale ha sostenuto in sede di udienza che questo è sospeso in primo luogo per motivi finanziari e, in secondo luogo, in attesa del pronunciamento del giudice. Cionondimeno, persevera nella convinzione della necessarietà di una cosiddetta “forestazione”, indicando nell’autunno il termine per avviare i lavori sul primo lotto del corso.

Un altro aspetto emerso durante l’udienza è il tema della concertazione. Il giudice stesso si è interrogato sulla possibilità di rendere oggetto di trattativa tra amministrazione e cittadinanza il progetto ma la controparte ha lamentato l’eventuale paralisi del proprio lavoro in caso di concertazione, dando così per scontato che l’unico obiettivo è quello di fare sintesi tra esigenze anche contrapposte, decidendo sulla testa di chi vive sul territorio.

Proprio come insegna la storia di Corso Belgio, sin dall’inizio è stata chiara la reticenza da parte del Comune, nella persona dell’assessore Tresso, a confrontarsi con la popolazione in cerca di risposte, una volta venuta a conoscenza del progetto di abbattimento indiscriminato dell’alberata.

Secondo il Comune quindi occorre farsene una ragione in quanto è “fisiologico” che qualcuno rimarrà scontento del suo operato. In questo caso, come dimostrano le oltre 10 mila firme a difesa degli alberi di Corso Belgio, ad esserne scontenta sarà la gran parte di chi abita il quartiere, esterrefatta davanti alla noncuranza con la quale si vuole procedere all’abbattimento di alberi sani per una pura questione di “look”.

Inoltre, è da considerarsi centrale il tema della salute, supportato da relazioni a firma di professionisti del settore sanitario e psicologico, che viene derubricato in questo caso a un “equivoco”, in quanto gli alberi sostituiti saranno in numero maggiore rispetto a quelli attuali. È evidente che l’equivoco, se tale vogliamo chiamarlo, è quello che nega alcuni aspetti fondamentali riportati nel ricorso, come il valore ecosistemico degli alberi in loco, gli anni necessari alla crescita dei nuovi arrivi, traendo dunque un bilancio affatto positivo.

Si apre così un nuovo capitolo di questa lotta che si collega a un obiettivo più ampio, ossia la modifica del regolamento del verde di Torino, in quanto è da considerarsi inaccettabile che, come sottolinea anche Legambiente Metropolitano in un documento consegnato all’assessore Tresso, si possa riqualificare un’alberata tagliando alberi sani, così come accadrebbe in Corso Belgio.

La reale riqualificazione dovrebbe invece passare da una costante e graduale manutenzione che implica impiego di risorse pubbliche oculate e la decostruzione dell’idea che sia questione di estetica. Come il comitato sostiene pubblicamente sin dal primo momento è chiaro che nel caso in cui vi fossero alberi da sostituire, perché malati e a rischio crollo, occorre sostituirli ma, come dice l’articolo 45 del Regolamento del Verde Pubblico, solo per “inevitabili motivi”.

Nell’attesa del responso del giudice il comitato Salviamo gli Alberi di Corso Belgio continua la propria resistenza, abbracciando la varietà di pratiche con le quali si sta sperimentando, facendo della partecipazione attiva della cittadinanza la sua punta di diamante.

Grazie alla raccolta firme, grazie a chi fa vivere il presidio permanente di Corso Belgio, grazie a chi vorrà dare sostegno economico a fronte delle eventuali spese legali, sarà possibile raggiungere l’obiettivo: salvare 241 alberi sani, tutelare un pezzo di città da operazioni di riqualificazione indiscriminata, creando così un precedente utile a tutti e tutte coloro che si confronteranno con le sempre più ramificate azioni non concertate di un’amministrazione comunale attenta soltanto ai conti.

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