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Cuneo

I bambini dell’asilo portano in scena Big Fish ad Alba

La Casa dei Bambini, tra i primi progetti di welfare aziendale in Italia, nasce ad Alba nel 1958 su iniziativa di Elena e Giuseppe Miroglio per andare incontro alle esigenze delle madri lavoratrici del Gruppo Miroglio

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ALBA – “Quando la nave è salpata solo un matto può continuare ad insistere. Ma la verità è che io sono sempre stato un matto!”. Niente meglio delle parole del protagonista, Edward Bloom, racconta lo spirito dello spettacolo di Natale dei piccoli attori de “La Casa dei Bambini Elena e Gabriella Miroglio”, che lo scorso sabato 23 dicembre hanno calcato il palco del Teatro Sociale “G. Busca” di Alba.

La rappresentazione di quest’anno – per la regia di Alessio Bertoli, che ha curato anche scenografie e coreografie – è un libero adattamento di “Big Fish – Le storie di una vita incredibile”: dall’estro creativo di Daniel Wallace al genio visionario di Tim Burton, affidando ai bambini dell’Asilo Miroglio il compito di far rivivere sulla scena la storia di Edward Bloom e di suo figlio Will, riflettendo sul mito, sulla paura della diversità, sul rapporto genitori/figli, sull’importanza della magia in un mondo sempre più arido.

Big Fish

“Quest’anno, affidandoci a un professionista come Alessio Bertoli, abbiamo scelto di rappresentare ‘Big Fish’, la storia di Edward, un padre narratore di storie straordinarie e fantastiche a suo figlio, Will – afferma la direttrice de La Casa dei Bambini Elena e Gabriella Miroglio, Tiziana Borsa –. Quella che si presenta inizialmente come un’attività per esorcizzare la vera realtà, un modo per sfuggire alla quotidianità, si svela essere il modo per eccellenza per connettersi emotivamente con il proprio passato e con le persone. Ciò che Edward pone nei suoi racconti sono le metafore di tante persone che ha incontrato lungo il cammino della sua vita. La storia di Edward e Will fa riflettere sul potere delle storie e di come esse possano plasmare la nostra percezione del mondo. Anche se le vicende raccontate dal padre possono sembrare assurde e paradossali, ciò che conta davvero è il significato che ognuna di esse porta con sé. Anche le storie più stravaganti possono avere un nucleo di verità: la bellezza sta nell’interpretazione personale di ciascuna di esse.
Edward ci mostra l’importanza di capire e apprezzare la prospettiva dei nostri genitori. Spesso, ciò che sembra estraneo o irrazionale nei loro comportamenti può avere radici profonde nella loro esperienza di vita. ‘Big Fish’ ci insegna a guardare al di là delle apparenze e ad approfondire le relazioni familiari con empatia e comprensione. L’augurio è che ogni bambino possa fare della propria vita una storia in continua evoluzione, e che ognuno di loro possa darle un significato unico attraverso le proprie esperienze. Possano essere narratori di storie meravigliose con la loro vita!”.

“Tra le tante scommesse di questa operazione – spiega l’attore e regista Alessio Bertoli – una delle più importanti è di provare a rendere sempre più evidente l’attenzione ai rapporti umani e ai cambiamenti della società e degli individui, oltre ogni tipo di diversità. Un lavoro quest’anno che ha portato a una ulteriore doppia, se non tripla, crescita artistica, e dunque a un altissimo livello di impegno e di fatica nei bimbi e negli operatori che ne hanno seguito con me il percorso, nella speranza che il pubblico si accorga della profondità e grandezza racchiuse in questo spettacolo così da far riflettere, commuovere, emozionare e, ovviamente, sorridere il pubblico. Il teatro ha il dovere di trasportare il pubblico in un viaggio, in un sogno dove tutto è assolutamente all’insegna della normalità.
Così, quasi alla fine di questo percorso, che mi ha profondamente arricchito prima ancora sul piano umano e poi su quello professionale, mi pongo questa domanda, e devono farsela tutti coloro che lavorano nel campo dell’Arte: ‘Lo spettacolo per chi è’? Quest’anno, particolarmente per il pubblico poiché i nostri piccoli attrici/attori hanno lanciato con la loro spontaneità e grazia messaggi importanti agli adulti, cosa significhi essere adulti… Resta il fatto che io, prima di tutti, ho rubato qualcosa ai bimbi e questo ha fatto sì che lo spettacolo non sia un lavoro solo mio, ma un lavoro fatto assieme, finendo per essere composto da momenti della loro vita, della mia, dei preziosi operatori, da tutta ‘La Casa dei Bambini’ e da tutti quegli ‘squarci di mistero, profondità e bellezza’ che essi hanno provocato in me”.

La Casa dei Bambini Elena e Gabriella Miroglio

La Casa dei Bambini, tra i primi progetti di welfare aziendale in Italia, nasce ad Alba nel 1958 su iniziativa di Elena e Giuseppe Miroglio per andare incontro alle esigenze delle madri lavoratrici del Gruppo Miroglio. Oggi è una scuola moderna che abbraccia le nuove opportunità dell’insegnare e dell’apprendere, offrendo un’ampia gamma di attività e programmi che permettono ai bambini di esplorare e sviluppare appieno il loro potenziale.

Ha una forte connotazione montessoriana: lascia un alto livello di autonomia al bambino e soprattutto lascia la libertà di sperimentare, di esprimere e imparare, accrescendo così le capacità e l’autostima. Offre un grande spazio all’aperto, dove i bambini possono giocare in sicurezza, e promuove un’alimentazione sana e corretta.

La Casa dei Bambini è gestita da una direttrice, che si avvale di un qualificato gruppo di educatrici, di alcune ausiliarie e di una cuoca professionale. A ogni educatore viene assegnato un gruppo di bambini del quale diventa figura di riferimento stabile e costante. Il numero delle insegnanti garantisce un adeguato rapporto numerico personale-bambini. Per venire incontro alle ampie richieste della comunità locale e di coloro che apprezzano il metodo educativo e i risultati formativi dell’asilo, da alcuni anni una quota di posti è riservata anche ai figli di genitori non dipendenti del Gruppo Miroglio.

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