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Piemonte, l’affido alle coppie omosessuali non è in discussione

L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: «Affermiamo il diritto di bambini e bambine ad avere una famiglia che risponda alle loro esigenze»

Alessia Serlenga

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TORINO – In questi giorni in Piemonte si è parlato della revisione del regolamento regionale sull’affido dei minori e alla possibilità che le coppie omosessuali e omogenitoriali possano diventare famiglie affidatarie. A differenza dell’adozione, quando si parla di affido si parla di un percorso non definitivo, che dovrebbe durare un massimo di 24 mesi.

La discussione ha avuto origine dalla diffusione della bozza di revisione della DgR 29 del 2003 sugli affidi familiari, circolata in versione non definitiva, e da quanto emerso durante i lavori del tavolo regionale, ancora in corso.
L’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte, in seno al tavolo tecnico, di cui è parte attiva insieme ad altri rappresentanti istituzionali e dell’associazionismo familiare, ha apportato un contributo costruttivo e ha evidenziato la propria posizione in coerenza con la normativa nazionale che non prevede esclusioni a coppie omosessuali e omogenitoriali, pur non menzionandole espressamente.

Riportiamo dunque di seguito alcune riflessioni:
In primis affermiamo il diritto della bambina e del bambino ad avere una famiglia che risponda alle sue esigenze peculiari. Come professionisti partiamo quindi sempre dalla necessità dei minori di essere accolti da chi è in grado di accompagnarli al meglio nel proprio percorso di affidamento, non dal “diritto” degli adulti di diventare famiglia affidataria. Ciò che dobbiamo fare è garantire opportunità a bambine/i e a ragazze/i e quindi concepiamo ogni famiglia come un’opportunità.

Da parte di noi professioniste e professionisti, ogni valutazione è e sarà sempre concentrata solo sull’interesse primario della persona di minore età.

L’Assessora Caucino, dopo le esplicitazioni al tavolo tecnico, ha dichiarato in una nota all’Ansa che l’affido può riguardare anche coppie composte da persone dello stesso sesso, la bozza regionale esaminata non esclude questa opzione. Quindi, per quanto ci riguarda, non ci sono ostacoli affinché i servizi possano continuare a valutare qualsiasi tipologia di famiglia, considerandola una potenziale opportunità. Così come ad attivare l’affido ogni volta che esso sia rispondente, come deve essere, al preminente interesse del bambino.
Concludiamo ribadendo che le posizioni dell’Ordine rispetto alla definizione di famiglia, l’apertura verso tutte le forme familiari e la contrarietà all’Allontanamento Zero sono note e non sono perciò state messe, né mai saranno messe in discussione, come più volte espresso in ogni sede.

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