Seguici su

Ambiente

Coldiretti si sbaglia: i dati dell’European Environment Agency mostrano che gli allevamenti intensivi inquinano (e molto)

Secondo un rapporto di Italy for Climate (basato su dati Eurostat), il settore della zootecnia è il più idroesigente d’Italia

Sandro Marotta

Pubblicato

il

TORINO – Coldiretti si sbaglia: l’agricoltura è tra i settori che deteriorano l’ambiente, emettono ammoniaca e consumano acqua. A confermarlo sono i dati dell’European Environment Agency, di ISPRA e di Arpa.

In questo articolo si erano riportate le dichiarazioni di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che affermava: “l’agricoltura non è la prima responsabile dell’inquinamento dell’aria, anzi, l’allevamento e l’agricoltura servono per migliorare la sostenibilità ambientale”.

Non è così secondo i dati: consumo di acqua ed emissioni di NH3 (uno degli elementi che generano il particolato sottile più dannoso, il pm 2,5) incidono non poco sulla sostenibilità del settore, soprattutto se si parla di allevamenti intensivi. Nelle parole di Coldiretti c’è una parte di ragione: l’allevamento non è la prima causa di formazione di particolato (quella è la “combustione non industriale”, i riscaldamenti domestici); è infatti la seconda causa, in questa classifica dei più inquinanti (secondo ISPRA).

Un altro grande assente nelle dichiarazioni di Prandini è l’acqua: come si fa ad affermare che la zootecnia contribuisce alla sostenibilità se è l’ambito che consuma più risorse idriche e desertifica i territori? Ma si proceda con ordine.

Elaborazione di Greenpeace su dati del Registro europeo delle emissioni

Le emissioni di NH3

In Italia (secondo Stato in Europa per numero morti causate dal pm2,5, con 46 mila decessi), il Piemonte è la quarta regione che più contribuisce alle emissioni di NH3, ammoniaca: quasi come il Veneto, poco meno dell’Emilia-Romagna e della Lombardia. Secondo l’European Environment Agency (Ue) “l’agricoltura è stata responsabile della stragrande maggioranza (94 %) delle emissioni di ammoniaca e di oltre la metà (56 %) di quelle di metano”. Ed è proprio l’ammoniaca a formare, combinandosi con altri elementi, le polveri sottili (pm10, pm2,5 ecc).

Elaborazione di Greenpeace su dati del Registro europeo delle emissioni

Coldiretti gioca facile nel dire che gli allevamenti producono direttamente solo una minima parte delle polveri sottili, non tenendo conto che produce i loro presupposti; come ha mostrato Arpa Piemonte “la maggior parte dell’ammoniaca emessa dal comparto agricoltura proviene da attività zootecniche, a seguito di processi degradativi della materia organica presente nei reflui animali”. Non solo: si deve considerare che gli allevamenti sono solo il primo tassello di una filiera industriale molto più inquinante in modo diretto, dato che richiede molta combustione (industriale e/o non industriale), a sua volta responsabile della formazione di particolato fine (ISPRA, qui).

Grafico di Arpa su base dati IREA- Inventario Regionale Emissioni

I dati sulla diffusione di NH3 e metano sono confermati anche da Greenpeace. In questo rapporto che riprende i dati E-PRTR (registro europeo delle emissioni) emerge che la zootecnia incide ogni anno per oltre il 75% delle emissioni di ammoniaca. Dati, questi, che smentiscono la frase “l’allevamento e l’agricoltura servono per migliorare la sostenibilità ambientale”.

Il consumo di acqua

Secondo un rapporto di Italy for Climate (basato su dati Eurostat), il settore della zootecnia è il più idroesigente d’Italia, richiedendo una quantità di m3 d’acqua superiore a quella usata per gli usi civili, la produzione industriale e la produzione di elettricità. Oltre al fatto che la quantità di acqua disponibile sta diminuendo, va anche detto che gli allevamenti vengono costruiti cementificando porzioni di territorio che, quindi, saranno sempre meno in grado di assorbire H2O, CO2 e sono più a rischio desertificazione (come mostrano le siccità annuali, su cui Coldiretti si esprime spesso).

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    DAL BO ADELCHI

    30 Gennaio 2024 at 20:02

    basterebbe installare accanto agli allevamenti, stalle, impianti di biogas o metano, questi assorbono istantaneamente gli ammendamenti, certo hanno un costo iniziale che molti allevatori non vogliono sobbarcarsi, qui dovrebbe intervenire qualche ente che anticipa o garantisce i soldi per l’edificazione degli impianti, e con parte degli incentivi o vendita energia elettrica e termica, si ripagano l’impianto mediamente da 3 a 6 anni, dipende della dimensione dell’impianto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *