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Ambiente

Greenpeace, Pfas nell’acqua potabile: 125 mila piemontesi potrebbero averla bevuta

La contaminazione potrebbe interessare zone della città metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti, incluso il capoluogo

Redazione Quotidiano Piemontese

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PIEMONTE  – Non solo ad Alessandria: l’acqua potabile contaminata da Pfas potrebbe interessare molti comuni del Piemonte. Non solo: circa 125 mila persone “potrebbero aver bevuto acqua contaminata da Pfoa, una molecola del gruppo dei PFAS classificata come cancerogena per gli esseri umani”.

E’ quanto emerge dal rapporto  basato su dati ufficiali degli enti pubblici piemontesi ottenuti da Greenpeace Italia tramite istanze di accesso agli atti.

I comuni interessati

Oltre alla zona dell’alessandrino, monitorata dal 2020, dal rapporto emerge che la contaminazione riguardi “anche altre zone della città metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti, incluso il capoluogo”.

Greenpeace Italia ha effettuato dei campionamenti indipendenti che hanno evidenziato la presenza di PFAS anche in aree non ancora monitorate. In particolare, nel comune di Galliate, nel novarese, l’organizzazione ambientalista ha trovato concentrazioni di PFOS (una molecola del gruppo dei PFAS classificata come possibile cancerogeno per gli esseri umani) che in altre nazioni non sono ritenute sicure per la salute umana. A ciò si aggiunge l’inquinamento diffuso non solo nell’alessandrino ma anche nell’acqua potabile di decine di comuni della città metropolitana di Torino. Una situazione grave che denota come in alcune zone del Piemonte questo tipo di inquinamento non sia ancora riconosciuto né tantomeno possa essere considerato sotto controllo.

Cosa sono i Pfas?

I Pfas, spiega Greenpeace, “sono un ampio gruppo di molecole di sintesi (oltre 10 mila), originariamente non presenti in natura, utilizzate in numerosi processi industriali e per la realizzazione di diversi prodotti di uso comune, dalle padelle antiaderenti ad alcuni imballaggi alimentari. La loro stabilità chimica le rende impossibili da degradare nellʼambiente: per tale ragione sono definite inquinanti eterni”.

In Piemonte ha sede l’unica produzione ancora attiva di questi composti in Italia, il polo chimico di Solvay Specialty Polymers a Spinetta Marengo, nel comune di Alessandria. Si tratta di uno stabilimento che, secondo lo studio Perforce del 2007, coordinato dall’Università di Stoccolma, già allora era ritenuto la principale fonte di PFOA nel bacino del Po. L’azienda rilascia da decenni nell’ambiente ingenti quantità di sostanze pericolose, non solo attraverso le acque reflue, ma, come rivelano dati recenti di ARPA Piemonte, anche in atmosfera.

Un fenomeno non controllato

I dati presentati in questa indagine, conclude Greepeace,  “evidenziano come il problema Pfas in Piemonte sia diffuso e interessi diversi punti della rete acquedottistica. In regione è nota da tempo una fonte rilevante di contaminazione per lʼintero bacino del fiume Po (Solvay) e lʼimpressione è che si sia voluto limitare a questa fonte il controllo su una contaminazione che invece parrebbe essere più ampia”.

“Per anni – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – si è ritenuto che la contaminazione da PFAS in Italia interessasse solo il Veneto o la zona dell’alessandrino in Piemonte, aree che hanno ospitato od ospitano tuttora stabilimenti industriali. Purtroppo, però, l’inquinamento da PFAS è molto più esteso. Già nei mesi scorsi abbiamo dimostrato come il problema riguardi anche molte aree della Lombardia. Oggi siamo costretti a denunciare che anche in Piemonte ci sono altre zone in cui il problema è rilevante e interessa decine di migliaia di persone”.

“Chiediamo alle istituzioni locali un’operazione di trasparenza per mettere al corrente la cittadinanza di tutti i dati in proprio possesso sulla contaminazione da PFAS e, parallelamente, di intervenire con urgenza sulle fonti inquinanti. Viste le numerose evidenze scientifiche sulla pericolosità per la salute umana di queste sostanze anche a basse concentrazioni, chiediamo al governo, ai ministeri e al parlamento un bando dell’uso e della produzione dei PFAS. Abbiamo tutte e tutti diritto di bere acqua pulita e priva di PFAS. È compito delle istituzioni fare in modo che ciò accada”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

Consulta la mappa con i dati relativi al Piemonte

 

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