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Piemonte

Fine vita, tre attivisti piemontesi chiedono il voto sulla proposta di legge “Liberi subito”

I tre attivisti dell’Associazione Luca Coscioni hanno iniziato un “digiuno di dialogo” dopo che, per otto mesi, il Consiglio regionale non si è espresso sulla proposta di legge

Elena Prato

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PIEMONTE – Tre attivisti piemontesi dell’Associazione Luca Coscioni hanno iniziato da ieri un “digiuno di dialogo” per chiedere a ciascun Consigliere regionale di impegnarsi per ottenere la votazione sulla proposta di legge “Liberi Subito”, la legge regionale dell’Associazione Luca Coscioni sul “suicidio medicalmente assistito”.

 

I tre attivisti sono Marco Riva Cambrino, Paola Stringa e Andrea Turi. La richiesta, in vista del Consiglio Regionale di oggi, è quella di votare la proposta di legge, prima che il Consiglio stesso sia sciolto per le elezioni. In Piemonte, infatti, in ormai otto mesi di tempo, dopo il deposito avvenuto lo scorso 28 agosto delle 11.400 firme raccolte a favore di “Liberi Subito”, il Consiglio regionale ancora non si è espresso.

 

In una lettera inviata a tutti i Consiglieri, gli attivisti scrivono: «È con profonda preoccupazione che constatiamo il protrarsi da ormai otto mesi dell’attesa di una decisione su questa delicata questione, che riguarda direttamente la libertà e la dignità alla fine della vita. Terminare la consiliatura regionale senza aver votato la legge significherebbe anche umiliare un istituto di partecipazione popolare e danneggiare così la credibilità dell’istituzione Regione Piemonte. Di fronte a questa situazione, abbiamo deciso di intraprendere un “digiuno di dialogo” con voi, per chiedervi di non girare la testa dall’altra parte e di assumervi la responsabilità di una decisione, qualunque essa sia. Chiediamo però che non siano lasciati senza risposta le cittadine e cittadini piemontesi, chi ha firmato la proposta e, ancor di più, chi vive in condizioni di sofferenza insopportabile e vuole garanzie sulle modalità di attuazione dei propri diritti».

 

Negli scorsi giorni, era già stato rivolto un appello al Presidente della Regione Alberto Cirio e convocato un presidio davanti alla sede del Consiglio Regionale. Oltre 500 firme sono state raccolte in pochi giorni a favore di questo appello: decine di sindaci, assessori e accademici hanno espresso il loro sostegno alla richiesta.

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