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Nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino fino al 22 maggio va in scena lo spettacolo Ottantaquattro Pagine, i protagonisti sono detenuti-attori

Parole e musica, suoni ed effetti speciali per accompagnare una storia di dolore e riscatto

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TORINO – Nel teatro della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” dal 19 al 22 maggio andrà in scena Ottantaquattro Pagine, parole e musica, suoni ed effetti speciali per accompagnare una storia di dolore e riscatto. Protagonisti e autori sono un gruppo di detenuti-attori, guidati dalla regia di Claudio Montagna.

Dopo l’anteprima a Torino nel dicembre dello scorso anno, la rappresentazione ritorna in carcere dove testi e scenografie hanno preso vita nel laboratorio teatrale che ha coinvolto in tutto 37 detenuti, nell’ambito del progetto “Per aspera ad astra” supportato da ACRI e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, realizzato da Teatro e Società con la collaborazione del Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e della Direzione e degli operatori della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”. Quattro serate aperte al pubblico esterno (tutte sold out), con un’importante presenza delle istituzioni per proporre, attraverso il teatro, una riflessione più ampia sul ruolo del carcere all’interno della comunità.

Lo spettacolo

Ottantaquattro Pagine trae ispirazione dalla richiesta di perdono scritta in un mese di cella da un giovane detenuto ai figli della donna uccisa. A più di cent’anni di distanza la lettera è riemersa dall’archivio del Museo Lombroso dell’Università di Torino per giungere all’attenzione del regista Claudio Montagna.

Dalla lettera emergono il dolore, il pentimento, il desiderio di spiegare la sfortunata china di un giovane che, fragile, si era perso nel buio della disonestà. Infine, il desiderio di essere perdonato, per poi scontare tutta intera la sua pena. La testimonianza è diventata terreno di confronto per i partecipanti del laboratorio teatrale condotto da Franco Carapelle, Elisabetta Baro e Diego Coscia e ha dato vita a pensieri e proposte, molte delle quali trasformate in poesia, da restituire al pubblico in forma di haiku, insieme a brani della lettera e video proiezioni.

In scena, insieme al gruppo di detenuti-attori, gli attori Claudio Montagna e Margherita Data-Blin, con l’accompagnamento musicale di Alberto Occhiena e Paolo Morella e la suggestiva scenografia creata da cinque macchine teatrali per riprodurre gli eventi atmosferici: il tuono, la pioggia, la neve, il vento e il mare.

Le macchine sono state realizzate dagli studenti del Padiglione B (IPIA Plana – Casa Circondariale di Torino) per ricreare una scena teatrale d’altri tempi, seguendo le indicazioni dei classici manuali di scenotecnica, sotto la guida del responsabile della parte scenotecnica Claudio Cantele per il Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e con la collaborazione del Primo Liceo Artistico di Torino e dell’IIS Giulio.

Le parole nel contesto carcerario sono diventate anche strumento di formazione e studio per il tirocinio su “teatro e carcere” che ha coinvolto alcuni studenti del Corso di tecniche d’insegnamento dell’italiano per stranieri, sotto la guida di Silvia Sordella, prof.ssa del Dipartimento di Culture, Politica e società dell’Università degli Studi di Torino.

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