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Rosso come l’inchiostro, il giallo di Franca Rizzi Martini che ci porta (anche) nel ‘600

L’intervista con Franca Rizzi Martini

Gabriele Farina

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TORINO – Due storie parallele che viaggiano a distanza di secoli. Nella Torino di oggi una coppia di benestanti abitanti della collina viene uccisa in casa durante quella che sembra una rapina finita male. Il commissario Carlo Rossi dovrà indagare. Nella Parigi di fine ‘600 Nicolas Charpy, affascinante e senza scrupoli intrallazzatore di Corte, scrive le sue memorie sul letto di morte.

Sono le due vicende che corrono parallele in Rosso come l’inchiostro, il nuovo romanzo di Franca Rizzi Martini, Neos Edizioni. E sono due vicende (non vi allarmate, ovviamente avranno un punto di contatto) che raccontano due mondi lontani e che l’autrice è abile a portare avanti anche con stile narrativo diverso.

Nel giallo contemporaneo il commissario Rossi dovrà affrontare un caso complesso, scontrarsi con la moglie giornalista che decide di occuparsi di un vecchio cold case (reale, il caso della Signora in rosso che abbiamo incontrato in un altro libro), guidare la sua squadra ed accettare l’ingresso di una giovane ispettrice in un mondo fin lì molto chiuso e maschile. Senza contare che dovrà gestire l’invasiva Patriza Raimondi.

Nella parte storica del romanzo incontriamo invece una serie di personaggi realmente esistiti, alcuni poco noti, come lo stesso Nicolas Charpy o Albert Bailly, le cui vicende si intrecciano a quelle dei regnanti parigini e di casa Savoia. Ed anche qui Franca Rizzi Martini è abile a mischiare realtà e fantasia, a colmare lacune storiche, a raccontare vicende e intrallazzi esisti e inventati, in un mix coinvolgente e funzionale alla storia.

L’intervista con Franca Rizzi Martini

Un romanzo che ci porta su due storie parallele. Il tuo commissario Carlo Rossi deve indagare su un duplice omicidio e finisce per imbattersi in vecchie storie che coinvolgono anche un circo e un campo nomadi. Come è nata questa parte del romanzo?

L’intento dei miei romanzi gialli non è esclusivamente quello di dipanare un caso poliziesco in cui un commissario indaga per trovare i colpevoli, ma è anche quello di toccare alcuni importanti temi sociali che a ben vedere coinvolgono ognuno di noi come cittadino appartenente a una comunità. Questo è in particolare il caso del campo nomadi che introduce il grave tema dei rifugiati. Il circo è un corollario che mi serviva per il meccanismo del giallo.

Parallelamente ci racconti le vicende (poco pulite) di Nicolas Charpy, che è invece un personaggio storico. Di chi si tratta?

Ho incontrato Nicolas Charpy attraverso Antonella Amatuzzi, docente e ricercatrice di Lingua Francese presso l’Università di Torino che mi ha fatto scoprire una saggio su quest’uomo che visse a Parigi nel Seicento. Era un letterato, mezzo prete, un vero e proprio furfante che tradì il suo primo padrone e, all’ombra del cardinale Mazzarino, commise le più turpi malefatte fino a essere condannato a morte in contumacia. Fuggì a Torino e divenne un segretario della duchessa di Savoia Maria Cristina.

Cosa ti ha affascinato della sua storia al punto da volerla inserire in questo romanzo?

Secondo alcuni studi Nicolas Charpy, tornato a Parigi sotto la protezione del Mazzarino, andò a vivere nella stessa via dove abitava il commediografo Molière, il quale prese spunto da questo personaggio per ideare il suo Tartufo. Una storia così coinvolgente e con così tanti spunti letterari non poteva rimanere in un cassetto!

Sei riuscita ad amalgamare realtà storica e situazioni ipotetiche o inventate, inserendo anche riferimenti ad un tuo vecchio racconto. La storia antica ti affascina sempre?

Il presente affonda le radici nel passato e l’idea di amalgamare le due epoche mi ha sempre affascinato. Per legare i due momenti mi piace inventare oggetti o situazioni che abbiano un nesso fra passato e presente e che conducano il lettore da un periodo all’altro con facilità, ma anche con grande credibilità. Per me è il momento più difficile, ma anche il più esaltante della scrittura, specialmente quando riesco a connettere le due epoche attraverso fantasia e realtà.

Torniamo alla parte del romanzo che racconta il giallo. Il commissario Rossi deve vedersela anche con la moglie giornalista, che decide di riesumare un vecchio caso, che però è reale. Anche qui annodi realtà e fantasia in un unico intreccio?

Il personaggio della moglie del commissario, presente negli altri due romanzi precedenti, ma con meno vigore, in questo caso viene tracciata più compiutamente. È una giornalista che viene nominata caporedattrice della cronaca nera e che intende seguire un cold case avvenuto realmente negli anni ’90 a Torino. Le indagini della giornalista andranno accidentalmente a intralciare quelle del marito, creandogli non pochi problemi. Dopo essermi documentata anche qui con molto rigore sui fatti di cronaca, li ho legati alla storia di fantasia in modo da produrre una vicenda verosimile.

Sono tanti i temi che affronti nella parte moderna del romanzo. Dalla situazione difficile in tante parti del mondo, alla vita nei campi nomadi, alla parità di genere, all’uso dell’intelligenza artificiale. Qual è quello a cui sei più legata?

Ogni aspetto mi è caro, perché ognuno parla con voce propria. L’argomento dei rifugiati nel mondo è un tema che coinvolge milioni di persone ridotte in condizioni disumane, i campi nomadi sono presenti in moltissime città e spesso rappresentano un fenomeno sociale di disagio, la parità di genere è un argomento purtroppo all’ordine del giorno, l’uso dell’intelligenza artificiale ci sta coinvolgendo un po’ tutti con risultati sorprendenti sia nel bene sia nel male. Sono tutti temi di oggi di cui vale parlare e approfondire anche in un romanzo giallo che avrebbe lo scopo di svago e distrazione. A me piace dare di più.

Ci hai raccontato un personaggio storico come Nicolas Charpy, vuoi dirci qualcosa sull’evoluzione del tuo commissario letteraio, che forse per i tuoi lettori è altrettanto esistente e riconoscibile?

Il commissario Carlo Rossi ha preso spunto nella mia immaginazione da una persona reale che si chiama appunto così e che fa l’assicuratore. La sua caratteristica principale è quella di essere un funzionario di polizia comune, così come il suo nome, senza doti caratteristiche, ma con una buona capacità di analisi che lo porterà con pazienza e metodo a trovare la soluzione dei casi. Vanta già una grande esperienza nel suo lavoro ed è dotato di una parte molto umana e sensibile che ogni volta lo disgusta e lo deprime davanti alle brutture del mondo, ma continua imperterrito a indagare per aiutare come può a ripulire e a mettere ordine dentro il caos della società che lo circonda.

Gli altri due gialli della serie sono:
Shakespeare in noir La prima indagine del commissario Carlo Rossi e Il fiume senza luna Un nuovo caso per il commissario Carlo Rossi. Neos edizioni.

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