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Blackout in Piemonte, non solo colpa del caldo: sotto accusa i mancati investimenti nella rete elettrica

Cittadini e imprese al buio mentre ENEL e IREN continuano a macinare utili

Alessia Serlenga

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TORINO — I blackout che nelle ultime settimane hanno colpito centinaia di migliaia di utenti in Piemonte non sono soltanto il risultato delle temperature elevate. Dietro i disservizi che stanno mettendo in ginocchio interi quartieri e attività produttive si cela una problematica strutturale ben più profonda: la mancanza cronica di investimenti nella rete elettrica da parte dei grandi gestori.

ENEL, tramite e-distribuzione, e IREN, attraverso Ireti, sono concessionarie di un servizio pubblico essenziale. Eppure, secondo molte voci critiche, da troppo tempo operano seguendo logiche finanziarie piuttosto che industriali, privilegiando dividendi e utili — spesso milionari — anziché rafforzare la qualità, l’efficienza e la resilienza della rete.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: una rete vecchia e fragile, con infrastrutture che faticano a reggere carichi sempre più pesanti, in un contesto di aumento dei consumi legati al cambiamento climatico e alla transizione energetica. A fronte di ciò, il personale tecnico è insufficiente e i disservizi aumentano, con interruzioni prolungate anche in pieno giorno, lasciando cittadini e imprese senza corrente per ore.

Cresce dunque l’appello a un cambio di rotta deciso. Le istituzioni pubbliche vengono chiamate in causa: è necessario che gli utili vengano reinvestiti nel servizio, attraverso assunzioni, ammodernamenti infrastrutturali e maggiore trasparenza nella gestione.

Non manca chi si spinge oltre, chiedendosi se non sia ormai arrivato il momento di ripensare il modello stesso del sistema elettrico italiano. Un sistema che, così com’è, sembra incapace di garantire stabilità, equità e continuità in un contesto in cui energia e accesso affidabile alla rete sono diventati prerequisiti fondamentali per ogni forma di sviluppo.

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