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Torino fa cassa con la tassa di soggiorno: superati i 10 milioni nel 2024, boom di Airbnb e case vacanza

La tassa di soggiorno porta 10 milioni a Torino nel 2024. Airbnb e affitti brevi generano 2,7 milioni. Il Comune: più controlli e attenzione al rischio overtourism.

Luca Vercellin

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Mole Antonelliana

Torino – Nel 2024 la tassa di soggiorno ha portato nelle casse comunali oltre 10 milioni di euro, segnando un nuovo record per la città. A trainare l’exploit è stato il boom degli affitti brevi e degli appartamenti turistici, che da soli hanno generato più di 1 milione di pernottamenti e garantito circa 2,7 milioni di euro di entrate, oltre un quarto del totale.

Chi dorme in un appartamento turistico paga 2,30 euro a notte, mentre negli hotel la cifra cresce fino a 5 euro per i cinque stelle. Torino resta comunque tra le città più “gentili” sul fronte della tassa: nessun rincaro negli ultimi anni, a differenza di Milano che parte da 3,5 euro persino per gli hotel a una stella e, in vista del Giubileo 2025, ha alzato il tetto massimo a 7 euro.

Carretta: “Risorse preziose per la città”

«Una tassa di scopo è uno strumento che alimenta un sistema – ha dichiarato l’assessore al Turismo, Mimmo Carretta – Crescono i turisti e quindi la possibilità di investire. I problemi non sono sui controlli, ma nelle aree della cintura dove la tassa non viene richiesta. Questi incassi fanno bene a Torino e ci permettono di consolidare i numeri che stiamo registrando».

È in corso anche un’interlocuzione con Airbnb, per definire nuove soluzioni commerciali e garantire maggiore equità tra gli operatori del settore.

L’incognita degli affitti brevi

Accanto all’entusiasmo, però, c’è una preoccupazione: l’esplosione dei B&B e delle case vacanza rischia di ridurre le abitazioni disponibili per gli affitti tradizionali, con conseguente aumento dei prezzi e trasformazione della vita dei quartieri.

«Non siamo in una situazione di overtourism – ha precisato Carretta – ma monitoriamo con attenzione. Stiamo incrociando dati urbanistici e commerciali per capire se e come gli appartamenti turistici possano alterare l’equilibrio dei quartieri».

Controlli serrati e “furbetti” nel mirino

Il Comune assicura che i controlli non mancano. Ogni tre mesi vengono effettuati confronti tra quanto dichiarato e quanto versato, e a fine anno si fa il bilancio dei mancati pagamenti.

«Il passo avanti – ha spiegato l’assessore al Bilancio Gabriella Nardelli – è che oggi c’è l’obbligo di esporre l’imposta sia sulle targhe sia negli annunci. I casi di evasione a Torino sono pochi, ma restiamo vigili. Su Airbnb non possiamo adottare misure anticostituzionali come altrove, ma stiamo lavorando su sanzioni per chi omette dichiarazioni o pagamenti».

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