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Chi è Massimo Banzi, il guru di Arduino
Arduino è nato a Ivrea all’Interaction Design Institute e deve il suo nome a un bar di Ivrea, frequentato dai fondatori del progetto

TORINO – Massimo Banzi. Ingegnere elettronico, designer e divulgatore, è universalmente conosciuto come il co-fondatore di Arduino, ma soprattutto come il vero guru della piattaforma open-source che ha democratizzato l’accesso all’elettronica e alla programmazione, aprendo la strada al movimento dei maker e a una nuova cultura dell’innovazione dal basso.
Il 7 ottobre è stata annunciata l’acquisizione di Arduino da parte di Qualcomm Technologies. Banzi ha assicurato che Arduino preserverà la sua indipendenza e lo spirito comunitario, ma potrà ora contare su risorse industriali e tecnologie d’avanguardia per portare il “fare digitale” a un nuovo livello.
Massimo Banzi nasce a Monza nel 1968. Dopo gli studi in elettronica e una lunga esperienza come consulente e insegnante di interaction design, nei primi anni Duemila si trova a lavorare all’Interaction Design Institute Ivrea, un laboratorio d’avanguardia nato per esplorare il rapporto tra tecnologia e creatività.
È lì che, insieme a David Cuartielles, Tom Igoe, Gianluca Martino e David Mellis, sviluppa la prima scheda Arduino: un microcontrollore economico, semplice da usare e completamente open-source, pensato per studenti di design che volevano dare vita a oggetti interattivi senza dover diventare ingegneri.
Il nome Arduino deriva da un bar di Ivrea, frequentato dai fondatori del progetto, che a sua volta richiama il nome di Arduino d’Ivrea, re d’Italia nel 1002.
Banzi e i suoi collaboratori hanno incarnato una filosofia nuova, in cui la conoscenza è condivisa e la tecnologia è un linguaggio creativo. Grazie alla facilità d’uso e alla documentazione libera, milioni di persone in tutto il mondo — studenti, designer, artisti, imprenditori — hanno potuto costruire robot, installazioni interattive, dispositivi IoT e prototipi industriali.
Il successo ha dato vita a un fenomeno culturale: il maker movement, che promuove l’idea di “imparare facendo”, abbattendo le barriere tra chi usa la tecnologia e chi la crea.
Con il tempo, Banzi è diventato uno dei volti più riconosciuti della cultura open-source e dell’innovazione tecnologica “umanistica”. Ha tenuto conferenze in tutto il mondo — dal MIT di Boston al World Economic Forum di Davos — ed è stato invitato a parlare alle Nazioni Unite come esempio di imprenditoria inclusiva e sostenibile.
Nel 2017, ha ricevuto il titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo contributo alla diffusione della cultura digitale.
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