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Quella volta che via Roma a Torino diventò via Rom

Via Roma a Torino diventa “via Rom” per una lettera caduta. Un caso curioso tra toponomastica e storie sociali nel cuore della città.

Gabriele Farina

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TORINO – Non si tratta di una scelta toponomastica e nemmeno di una decisione politica, non è un omaggio alla popolazione nomade e neanche un gesto di ribellione sociale di chissà quale fantomatico gruppo. E’ semplicemente un caso che diventa una storia curiosa.

Siamo in via Roma, il cuore elegante di Torino, la via per eccellenza dei negozi dei grandi marchi, quelli spesso inaccessibili ai normali cittadini. Proprio qui, all’angolo con via Gramsci, l’indicazione toponomastica della via ha perso una “A”. Niente di grave ovviamente, basterà rimetterla al suo posto.

Certamente, ma intanto via Roma, la via più glamour di Torino, è diventata “via Rom”, trasformandosi così in un omaggio involontario a quella parte del popolo nomade che più di altri ha subito nella storia persecuzioni e diaspore.

Il termine “rom”

Il termine “rom” in lingua romaní, significa “uomo”, “marito” e designa il popolo stesso solamente presso i rom propriamente detti. Rom è l’autonimo che la maggioranza della popolazione di lingua romaní utilizza per denominare il proprio gruppo.

Si ritiene che questo termine sia strettamente correlato all’etnonimo Ḍom/Ḍomba, la cui prima apparizione nei testi sanscriti risale al “Sádhanamálá” (VII secolo d.C.), dove viene narrata l’esistenza di un re Ḍom, Heruka.

Secondo Wikipedia “I rom vanno distinti da altri popoli romaní quali: i kalé/gitanos che hanno perduto l’uso della Lingua romaní e vivono soprattutto in Spagna (Andalusia); i sinti/manush (o sinte), tra i quali si possono distinguere i sinti piemontesi e lombardi, la cui lingua è largamente influenzata dall’italiano e dal piemontese, e i sinti del Nord, la cui lingua è influenzata dal tedesco e dall’alsaziano; gli Ashkali del Kosovo, gruppi albanofoni che rimarcano fortemente le proprie differenze etniche con il resto delle popolazioni rom locali; i kaale, che vivono principalmente in Finlandia e in minor misura in Svezia, di religione luterana e lingua finlandese.

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