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La storia di Via Garibaldi a Torino, dal Decumano Massimo alla via pedonale (quasi) più lunga d’Europa

Dalla storia romana a via Dora Grossa, all’intitolazione a Garibaldi, alla pedonalizzazione

Gabriele Farina

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TORINO – Nel cuore di Torino, tra la solenne Piazza Castello e l’imponente Piazza Statuto, si snoda la via pedonale più frequentata della città: Via Garibaldi. Ma dietro le vetrine, il passeggio e il flusso dei torinesi, si nasconde un passato ricco, stratificato, perfino un po’ sorprendente.

Le radici romane

Quella che oggi chiamiamo Via Garibaldi affonda le radici nell’antica città romana di Iulia Augusta Taurinorum. In epoca imperiale, la strada costituiva il decumanus maximus, l’asse principale est-ovest dell’impianto urbano romano.

Collegava due delle porte cittadine: la Porta Decumana, individuabile oggi nella zona del Palazzo Madama, e la Porta Prætoria, all’altezza dell’attuale via della Consolata.

Quella funzione originaria di «via principale» si è protratta nei secoli, anche se con trasformazioni radicali.

Il nome “Contrada di Dora Grossa” e l’acqua che correva in mezzo alla strada

Uno dei capitoli più curiosi nella storia di questa via riguarda il suo antico nome: Contrada di Dora Grossa. Il termine piemontese doira indica un rigagnolo o canale, e il soprannome «grossa» fa capire che qui scorreva un corso d’acqua relativamente importante.

Nel 1573 il duca Emanuele Filiberto di Savoia ordinò la canalizzazione della vicina Dora Riparia e la convogliazione delle sue acque lungo vie principali della città, compresa questa.

Così, al centro dell’arteria si trovavano ponticelli, lastrine, «dent ’d Ravera» come venivano chiamati dai torinesi, piccoli attraversamenti per evitare di bagnarsi le sottane quando l’acqua saliva.

Fu solo agli inizi del XIX secolo che il rigagnolo fu interrato e sostituito da un canale sotterraneo.

Il “dirizzamento” sette­centesco e la nascita della via che vediamo oggi

Nel Settecento la via vive il suo grande momento di ristrutturazione urbana. Su impulso dei duchi di Savoia — in particolare Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III — e con la consulenza di architetti come Filippo Juvarra, la strada viene allineata, ampliata, dotata di facciate più eleganti.

Le case che affacciano sulla via furono ricostruite o ristrutturate secondo una regola: piano terra per botteghe, piani superiori per abitazioni, cornicioni allineati, facciate uguali. Un impianto urbano che ancora oggi contribuisce all’armonia visiva della via.

Il risultato è che la via, che prima si restringeva a circa 4-5 metri, amplia il suo “aspetto” a circa 11,4 metri.

Il tempo dell’industrializzazione e dei servizi urbani

Nel XIX secolo la via continua a cambiare: nel 1830 fu interrato il canale superficiale e introdotto il sistema di scarico sotterraneo.

Nel 1843 i marciapiedi furono abbassati al livello strada per permettere la sosta laterale dei carri. Nel 1846 iniziarono a circolare gli omnibus a cavalli, e poco dopo comparve l’illuminazione a gas.

È in questo secolo che la strada assume definitivamente un ruolo centrale nel commercio cittadino: botteghe, caffè-salotto, passanti e traffico si mescolano.

Il 5 giugno 1882 la via viene intitolata al patriota Giuseppe Garibaldi, assumendo così il nome odierno.

Pedonalizzazione e primato urbano

Di grande richiamo è oggi il fatto che Via Garibaldi, lunga circa 963 metri, è considerata una delle vie pedonali più lunghe d’Europa, seconda solo a Rue Sainte-Catherine, a Bordeaux, lunga due chilometri.

Dal 1978 è interamente pedonale, rendendo ancora più evidente il salto: da direttrice romana per carri e mercanti, a passeggiata urbana del XXI secolo. Fu la prima via pedonalizzata in Italia.

Note architettoniche e curiosità

Lungo la via si affacciano numerosi edifici di pregio: la Chiesa di San Dalmazzo, le facciate settecentesche, palazzi nobiliari.

Non tutti sanno che parte delle antiche fortificazioni cittadine vennero ritrovate sotto la via: ad esempio una lastra in granito – cintata e protetta – nasconde le mura costruite da Emanuele Filiberto nel XVI secolo.

Il nome “Dora Grossa” lascia il segno: il canale centrale della strada, che tanto pareva «grossa», era un elemento insolito in una viabilità urbana.

Perché vale una passeggiata oggi

Camminando lungo Via Garibaldi, si attraversa più di 2000 anni di storia in pochi minuti: dalla città romana, al Medioevo, al Settecento elegante, al commercio dell’Ottocento, fino alla pedonalizzazione contemporanea. I portici, le facciate regolari, i negozi moderni convivono con la memoria dei ponticelli che attraversavano il rigagnolo centrale.

È il perfetto esempio di come una città antica sappia reinventarsi senza nascondere le proprie radici — e che ogni lastra, ogni facciata e ogni campanile raccontano qualcosa di Torino.

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