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Asti tra le 11 nefrologie piemontesi coinvolte in un progetto pilota sui trapianti

Redazione Quotidiano Piemontese

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Una ventina di pazienti, in trattamento di dialisi alla nefrologia del Cardinal Massaia, attendono di essere sottoposti al trapianto di rene. Un traguardo ambito, ma con attese lunghe anche in Piemonte: nel 2010, il tempo medio, tra l’inizio della dialisi e l’inserimento in lista trapianti, è stato di 20 mesi. Un anno intero per dare al paziente un nuovo organo. Ora, un progetto pilota regionale, da poco avviato, servirà a per razionalizzare i processi di immissione in lista d’attesa e ad incrementare il trapianto di rene da donatore vivente in alternativa a quello, da sempre assai più diffuso, da donatore deceduto.

“Il nostro reparto – spiega Ercole Biamino, primario – è tra gli undici centri nefrologici piemontesi che partecipano al progetto in virtù dell’assistenza psicologica assicurata ai malati: servizio che ad Asti è attivo dal 2005. Un altro obiettivo del nuovo lavoro, che punta in pratica a far sì che il paziente quando entra in dialisi sia già pronto per il trapianto, sarà quello di identificare le modalità e i percorsi più idonei per la preparazione delle coppie donatore-ricevente nei casi di accettazione del rene da soggetto vivente”.

Il progetto pilota durerà nove mesi. Alla nefrologia del Massaia i pazienti in carico per la dialisi sono 165, con un aumento annuo di circa il 4%, anche per effetto dell’invecchiamento della popolazione. Una settantina i soggetti già trapiantati, di cui sette nel primo semestre di quest’anno, controllati periodicamente in ambulatorio.

“In caso di insufficienza renale cronica – conclude Biamino – il trapianto si rivela la migliore terapia, capace di cambiare sensibilmente la qualità della vita del paziente. E per il sistema sanitario nazionale va considerato il risparmio economico, sul lungo periodo, determinato dal trapianto rispetto alla dialisi”.

In Piemonte gli interventi chirurgici per la sostituzione del rene vengono eseguiti alle Molinette di Torino e all’ospedale di Novara.

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