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Piemonte

Martedì 18 dicembre a Torino l’anteprima di Shlomo La Terra Perduta

Redazione Quotidiano Piemontese

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La locandina di ShlomoMartedì 18 dicembre, alle ore 20,45, all’Arsenale della Pace, piazza Borgo Dora, 61 sarà presentato in anteprima a Torino Shlomo La terra perduta, un film-inchiesta di 50 minuti girato fra Siria e Turchia sulla più antica minoranza del Medio Oriento realizzato da due giornalisti italiani Stefano Rogliatti e Matteo Spicuglia. Gli autori sono stati ospitati da famiglie di Aramei in Turchia e in Germania per raccontare le ferite di ieri e di oggi.
Lo speciale Shlomo di QPUna fatica comune a tutte le minoranze della regione con villaggi abbandonati e monasteri antichissimi, oggi in pericolo, decine di persone di tutte le età. Il risultato è un affresco di testimonianze inedite per il pubblico italiano.
“Siamo arrivati in Turchia con l’idea di raccogliere semplicemente delle storie; – spiegano gli autori – le abbiamo presentate senza filtri, così come le abbiamo ascoltate”. “Shlomo. La terra perduta” abbraccia le mille pieghe della vita degli Aramei: le radici di Tur Abdin, la vita di chi ha trovato riparo in una grande metropoli come Istanbul, le attese di un popolo della diaspora, presente oggi in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, passando per l’Australia. E ancora: il problema dell’occupazione delle terre da parte della maggioranza curda, la speranza dell’emigrazione al contrario dei rifugiati in Europa che hanno deciso di tornare a casa, le motivazioni dei giovani che hanno scelto di rimanere a Tur Abdin. “Aver raccontato la fatica degli Aramei, – concludono gli autori – è stato un modo per dare voce al destino di tutte le minoranze del Medio Oriente, dall’Iran all’Egitto, dall’Iraq alla Terra Santa. Il copione è quello di sempre: difficoltà quotidiane, discriminazione spesso sottile, diritti non sempre riconosciuti, dialogo impossibile da vivere. La fuga a volte è considerata l’unica scelta”.

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Tur Abdin non esiste sulle carte geografiche. Siamo nella Turchia profonda, nel sudest a maggioranza curda: l’alta Mesopotamia al confine con la Siria. Tur Abdin è la patria di una delle minoranze più antiche del Medio Oriente: gli Aramei, un popolo cristiano antichissimo che parla ancora l’aramaico, la lingua dell’epoca di Gesù. Fino ad un secolo fa, a Tur Abdin erano oltre 500mila, oggi ne sono rimasti appena 2500: vittime dei massacri del secolo scorso, molti altri in fuga da una terra segnata dal conflitto e dalla discriminazione.

Storie di profondo dolore, come quella di Nura Ardin, 85 anni. Viveva nella fattoria di famiglia insieme al marito e ai figli. In una notte di giugno del 1986, estremisti fecero irruzione in casa e uccisero il primogenito Aho. “Volevano che anche noi lasciassimo le case e fuggissimo come tutti gli altri, – racconta Nura – ma mio figlio aveva dato la sua parola al vescovo. Finché tu rimarrai qui, gli disse, io non andrò da nessuna parte. Resterò. Questa è la nostra terra. Qualcuno deve aver sentito e riferito tutto. Sono arrivati a casa di notte, l’hanno ammazzato e poi sono andati via”. Da allora, la famiglia Ardin vive all’estero. È quello che hanno fatto anche migliaia di altri Aramei, come testimoniano decine di villaggi cristiani, monasteri e chiese rimasti oggi senza popolo. “Shlomo. La terra perduta” racconta in particolare il caso di Mor Gabriel, il monastero più antico della cristianità, al centro di un contenzioso legale, approdato alla Corte europea dei diritti dell’uomo. La comunità dei monaci è accusata da anni di proselitismo e appropriazione indebita delle terre, addirittura di aver costruito sul sito di una moschea. Il vescovo mor Samuel Aktas per la prima volta parla davanti alle telecamere per rispondere punto su punto e denunciare il rischio di estinzione di una presenza di oltre 1600 anni.

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