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Corte Europea: il latte di soia non potrà più chiamarsi “latte”. Festeggiano gli allevatori piemontesi

Redazione Quotidiano Piemontese

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“I prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come ‘latte’, ‘crema di latte’ o ‘panna’, ‘burro’, ‘formaggio’ e ‘yogurt’, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale”.

Con queste parole la Corte di Giustizia Europea ha rivoluzionato questa mattina il mercato dell’agro-alimentare, mettendo fine ad una diatriba fra allevatori e produttori di latte di origine vegetale.Una battaglia che gli allevatori piemontesi portano avanti da anni.

La vicecapogruppo del Pd e deputata cuneese, Chiara Gribaudo, commenta così la notizia:
“Più volte gli allevatori piemontesi hanno ricordato l’importanza della terminologia nel commercio del latte di origine animale rispetto ad altri prodotti come il latte di soia o di altri vegetali. Si rischiava di ingannare il consumatore facendo intendere che, nonostante la diversa origine, le proprietà nutritive potessero essere le stesse. Oggi viene stabilito un principio importante che viene incontro ai produttori di latte, – continua la deputata – che vedranno maggiormente protetta la qualità di un’eccellenza italiana e piemontese.”

“E’ importante sottolineare che questa sentenza non dà un giudizio sui benefici di un prodotto di origine animale piuttosto che di origine vegetale, ma interviene a salvaguardare l’originalità del latte animale e dei suoi derivati, permettendo così anche di reagire a una certa demonizzazione alla quale abbiamo assistito negli ultimi anni. I consumatori devono essere liberi di scegliere in base alle loro esigenze e preferenze nutrizionali, ma non devono essere confusi da etichettature improprie. A ogni cosa il suo nome.” Conclude Gribaudo.

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