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Una barca nel bosco, Ahmad Nejad e un gruppo di rifugiati hanno unito arte e integrazione

Redazione Quotidiano Piemontese

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Il 29 Giugno a Piea, nell’astigiano, verrà presentata “Una barca nel bosco”, l’opera frutto della festa-performance che ha unito l’artista iraniano Ahmad Nejad e un gruppo di rifugiati in un incontro fra arte e integrazione. Un evento durante il quale ammirare “la barca” realizzata dai ragazzi, ascoltare le storie di vita di alcuni di loro, condividere e scoprire, attraverso il cibo, la musica, l’arte e le parole.

Come possono sentirsi dei ragazzi che lasciano il loro paese, si mettono per mare e approdano in un luogo dove devono per molti mesi restare fermi in attesa di sapere quale sarà la loro nuova destinazione? Bloccati, come una barca nel bosco.

Ahmad Nejad, artista iraniano che da molti anni vive tra Francia e Italia, dopo aver incontrato alcuni ragazzi provenienti da Nigeria, Senegal, Pakistan, Bangladesh, Marocco, Ghana, ospiti temporanei a Piea, nell’astigiano, ha pensato che sarebbe stato bello provare a raccontare insieme la loro storia, creando una performance artistica che è stata, allo stesso tempo, occasione di festa, riflessione, creatività condivisa.

Il 10, 11 e 12 Giugno, Ahmad insieme a Imade, Kande, Imran, Makboual, Ahsan, Issa e tanti altri, hanno costruito una vera e propria barca di legno, simbolo delle tante barche che ogni giorno prendono il mare nella speranza di toccare una riva, e l’hanno ricoperta di abiti, valigie, scarpe, gli oggetti della quotidianità che spesso sono l’unica cosa che resta addosso a chi parte, il solo baluardo di identità che si portano addosso dal passato verso la possibilità di un futuro.

“Ognuna di queste persone ha tre vite: quella di prima, nel paese natale, quella del viaggio per mare e quella nel nuovo paese che la accoglie nell’attesa di sapere cosa sarà di sé. La barca è il trait d’union tra il passato e il presente, è il mezzo che ha portato questi ragazzi, che ha creato quel movimento verso quello che si auspicavano come un miglioramento della loro vita. Ma quella stessa barca è ora ferma, come incagliata in un bosco. La speranza per tutti è quella di riuscire “metaforicamente” a rimetterla in mare, in un mare sicuro, sul quale possa scivolare leggera, anche se carica per sempre di un passato difficile che non si può cancellare, verso una vita più felice” dice l’artista Ahmad Nejad.

Fare arte raccontando la propria storia, esprimere se stessi e il proprio mondo attraverso la creazione di qualcosa che parla profondamente di noi, del nostro passato e delle nostre ferite ma anche delle nostre speranze: questo il senso del lavoro di Nejad e dei ragazzi, che presenteranno il 29 giugno al pubblico, nella piazza di Piea la loro opera e racconteranno le loro storie.

Insieme a loro interverranno Monica Cerutti, assessore alle Pari opportunità, Diritti civili e Immigrazione della Regione Piemonte, Monsignor Francesco Ravinale, vescovo di Asti, Don Vittorio Bazzoni, responsabile del progetto Humanitas Don Bosco, Giorgio Ghia per la Caristas di Asti, Sara Rabellino, sindaca di Piea, Cristina Ceron, sindaca di Cunico.

Condividere, questa è la parola chiave, nella vita come nell’arte. Ed è importante raccontare quando accade.

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