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Cultura

Il crack Parmalat ne “Il gioiellino” girato in Piemonte

Davide Mazzocco

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Sarah Felberbaum e Toni ServilloDopo il thriller La ragazza del lago che gli valse – al debutto nella regia – ben 10 David di Donatello, Andrea Molaioli torna nei cinema con Il gioiellino, film girato fra Torino e Acqui Terme e fortemente sostenuto dalla Film Commission Torino Piemonte. La pellicola pur celando nomi ed eventi getta sale sulla piaga ancora aperta del crack Parmalat: la Leda, una grande azienda agro?alimentare ramificata nei cinque continenti, quotata in Borsa e in continua espansione verso nuovi mercati e nuovi settori.

L’azienda è guidata da Amanzio Rastelli, un imprenditore nepotista e privo di scrupoli che mette al timone della sua azienda parenti  concittadini senza perdere tempo in valutazioni di merito.Ma l’avventatezza di alcuni investimenti e un management inadeguato al mercato globale indebitano il gruppo e la dirigenza decide di falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggio alla politica e accollare tutto il rischio sui risparmiatori attraverso operazioni di finanza creativa a dir poco criminali.

Teso, asciutto, sobrio, il film di Molaioli presentato martedì scorso al Cinema Massimo si avvale di un cast artistico di grande valore con tre magnifici attori come Toni Servillo, Remo Girone e Renato Carpentieri che vengono dal teatro e, come tutti coloro che provengono dai palcoscenici, contribuiscono ad allontanare la pellicola dagli standard televisivi imperanti (quelli della “nuova commedia italiana” per intenderci). A confezionare questo gioiellino è la regia sempre più sicura di Molaioli che ha scritto il soggetto e la sceneggiatura in collaborazione con Ludovica Rampoldi e al giornalista Gabriele Romagnoli, uno dei più virtuosi decrittatori della realtà partoriti dalla stampa nell’ultimo decennio.

«Mi sono avvicinato alla storia del crack Parmalat – ha spiegato Molaioli nell’incontro col pubblico – quando è scoppiata la crisi finanziaria e mi sono accorto di quanto fosse grande in me lo spaesamento nel sentire parlare le persone competenti. Se le grandi crisi sociali si possono cogliere, quelle finanziarie sono più difficili da interpretare e, spesso, ci piombano addosso senza lasciarci il tempo di capire se abbiamo delle responsabilità». Il film di Molaioli, però, ha uno scarto rispetto al cosiddetto cinema di denuncia che ha avuto in Francesco Rosi prima e in Marco Risi poi i suoi interpreti più rappresentativi: la solidità del film è nella costruzione dei personaggi, in come vengono delineate le psicologie dell’imprenditore candidamente amorale (Remo Girone), del suo zelante ragioniere (Toni Servillo) e della sua ambiziosa nipote (Sarah Felberbaum).

«Attenzione – ha tenuto a precisare Toni Servillo – proprio nell’attenzione con cui abbiamo lavorato alla costruzione dei personaggi sta la tensione civile del film. Il linguaggio di Andrea non si appiattisce sulla cronaca ma lancia comunque l’allarme su di un paese che ha raggiunto un livello di corruzione insostenibile, un paese in cui persino la vergogna è negoziabile. Penso al personaggio del presidente Rastelli alla sua assoluta noncuranza nei confronti della gente che lavora con lui o che ha investito i suoi risparmi nelle sue azioni. Ripeto: la tensione civile c’è ed è uno dei motivi principali che ci hanno spinto ad aderire a questo progetto. Spero che il pubblico lo recepisca».

Nei cinema da venerdì 4 marzo, il film è stato presentato in un’anteprima organizzata da Bim Distribuzione in collaborazione con Museo Nazionale del Cinema, Film Commission, Torinosette e dalla Centrale del Latte di Torino che ha fornito le location per le scene in fabbrica.

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