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Cultura

Tutti al Regio a gridare “Viva Verdi”. Ma l’Italia che va in scena è quella di oggi

Redazione Quotidiano Piemontese

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il direttore musicale Gianandrea NosedaDa “Viva Verdi” (cioè “Viva Vittorio Emanuele re d’Italia”) al Va’ pensiero gli aneddoti si sprecano. Per generazioni, in un singolare connubio tra storia e leggende, Giuseppe Verdi è stato celebrato come eroe risorgimentale, musicista patriota che sognava l’Italia unita. Oggi la critica è più prudente a riguardo, ma resta innegabile che Verdi ha rappresentato lo spirito di un’epoca. La sua era una musica nuova, irruenta, che infiammava gli animi. Era una musica che sapeva unire: la gente, anche la più umile, vi si riconosceva.

Ecco perché, nel quadro delle celebrazioni per il centocinquantenario dell’unità d’Italia, un omaggio al compositore di Busseto è obbligatorio. Il Teatro Regio di Torino ha voluto dedicare alle opere verdiane una parte importante della stagione di quest’anno. Si comincia tra pochi giorni: il 16, proprio in concomitanza con l’inizio delle celebrazioni, andrà in scena l’attesissima prima dei Vespri siciliani.  Seguono Nabucco, Rigoletto e La traviata, titoli capaci di esercitare sul pubblico un effetto calamita.

Le sorprese non mancheranno, a cominciare dal nuovo allestimento dei Vespri realizzato dal regista Davide Livermore, che ha voluto lanciare una sfida: “Verdi ci racconta la Sicilia del Duecento, ma pensa all’Italia dell’Ottocento, anzi di più. Pensa all’Italia tout court: di ieri, di oggi e forse anche di domani. La sua non è una celebrazione, ma una riflessione. E quindi va portata nel nostro tempo, perché è al nostro tempo che parla”. Ecco allora l’irruzione sulla scena di simboli che raccontano la nostra contemporaneità, dal non senso della civiltà dei consumi alla strage di Capaci. Nella lettura di Livermore, il vero invasore dell’Italia odierna non è lo straniero, ma il sistema dei media, che con le sue “armi di distrazione di massa” si porta via il senso dell’identità. Una sfida a ogni stereotipo, dunque, un azzardo comunicativo che vuole annullare le distanze culturali e mandare un messaggio forte a tutto il paese, non solo a una ristretta cerchia di aficionados. Ed è significativo che questo messaggio sia rivolto anche a un ascoltatore d’eccezione: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che nel corso della sua visita torinese assisterà alla recita di venerdì 18.

A guidare l’orchestra sarà il direttore musicale del Regio Gianandrea Noseda, mentre le parti principali saranno affidate a quattro voci dalla forte personalità: il soprano Sondra Radvanovsky nel ruolo della duchessa Elena; il tenore Gregory Kunde e il basso Ildar Abdrazakov, che interpreteranno rispettivamente Arrigo e Giovanni da Procida; il baritono Franco Vassallo impegnato nella parte di Guido di Monforte.

Prossima puntata della cavalcata verdiana: una rivisitazione del Nabucco pensata per i ragazzi delle scuole dalla regista Silvia Collazuol, con riduzione orchestrale di Alberto Cara. In scena dal 25 marzo.

Info: www.teatroregio.itbiglietteria@teatroregio.torino.it

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