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Cultura

Marta sui tubi, la voce nuova del folk rock italiano

Davide Mazzocco

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Dice la leggenda che Carmelo Pipitone e Giovanni Gulino fossero innamorati della stessa ragazza, tale Marta. Dice, anche, che una volta finirono per venire alle mani per la suddetta questione e uno dei due finì su alcuni tubi ammucchiati per strada. Pare, poi, che i due si siano riappacificati e, dopo essersi reciprocamente scambiati dei demo, abbiano deciso di creare il duo Marta sui tubi. Questa almeno è l’etimologia dichiarata. Al di là di ogni alone leggendario, del duo marsalese che venerdì 8 aprile presenta all’Hiroshima mon amour l’album Carne con gli occhi si conosce soprattutto la buona musica, un folk rock indipendente nel quale i vituosismi vocalici di Gulino giganteggiano al cospetto della voce e della chitarra di Pipitone.

Provocatori quanto basta nei testi come nella vocalità altisonante e talvolta pseudostrumentale, i Marta sui tubi diventano un fenomeno dell’underground bolognese nell’inverno a cavallo fra il 2002 e il 2003. Suonano cover di Jeff Buckley (e scusate se è poco…) e nel 2003 registrano un demo che di lì a poco diventa il loro primo album, Muscoli e dei.  Il successo a livello nazionale arriva nel 2005 con C’è gente che deve dormire, album al quale collaborano anche Bobby Solo, Paolo Benvegnù e Moltheni, altro cantautore talentuoso e incompreso del sottobosco musicale italiano, col quale avviano un proficuo scambio di collaborazioni.  La crescita prosegue con nuovi ingressi nel gruppo (il batterista Ivan Paolini, il tastierista Paolo Pischedda e il violoncellista Mattia Boschi) e con Sushi & Coca, album portato a spasso con una tournée lunga tre anni. Ora è il turno di Carne con gli occhi, un’altra tappa del loro viaggio a metà strada fra rock e folk, con le voci dei due vecchi rivali in amore pronte a stupire e a creare nuovi adepti. Il biglietto d’ingresso costa 10 euro e lo show ha anche un bollino di qualità: il produttore dell’album si chiama Tommaso Colliva, sound engineer dei Muse e producer degli Afterhours, quindi, uno che lavora solo con gruppi al top.

 

 

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